Da una settimana il mondo sta trattenendo il respiro davanti all’esplodere del conflitto in Medio Oriente, causato dall’attacco terroristico di sabato da parte dei miliziani di Hamas contro Israele. Una situazione che fa temere una pericolosa escalation con il coinvolgimento di altri Stati, in primis l’Iran che come noto appoggia Hamas e la causa palestinese a Gaza.
Purtroppo la situazione al fronte si fa di ora in ora sempre più grave. Il primo ministro di Tel Aviv, Benyamin Netanyahu, parlando ai suoi militari ha detto loro di tenersi “pronti a entrare in profondità a Gaza e ad allargare l’offensiva” con la seconda fase dell’invasione. Quando questa scatterà, al momento è un mistero ma a quanto pare l’esercito israeliano sarebbe intenzionato a dare il via a “operazioni militari significative” solo dopo che i civili avranno lasciato Gaza. Del resto l’obiettivo di questa nuova fase della controffensiva israeliana è, come dichiarato, l’occupazione del Nord della Striscia.
Gaza brucia sotto una pioggia di missili
Il problema è che la reazione israeliana che ha già causato 2.329 morti e 9.042 feriti tra i palestinesi, rischia di causare uno tsunami nell’area. “Nessuno può garantire il controllo della situazione se Israele invade Gaza”. È l’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in un incontro con il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, a Doha.
“Non è sopportabile che il regime sionista uccida centinaia di palestinesi ogni giorno, quindi il regime dovrebbe porre fine al crimine di guerra e all’assedio di Gaza”, ha detto Amirabdollahian. Lo stesso ha poi detto che “gli Stati Uniti hanno invitato entrambe le parti a dar prova di moderazione, mentre sostengono militarmente i sionisti.
l’Iran torna a minacciare un intervento militare
Parole bellicose che vengono prese molto sul serio dalla Casa Bianca visto che il consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa, Jake Sullivan, guardando all’aumento delle tensioni e degli scontri con Hezbollah al confine tra Israele e Libano oltre alle frasi del ministro iraniano, ha espresso timori per un allargamento del conflitto.
In particolare la minaccia è il possibile “coinvolgimento diretto” di Teheran. “Non possiamo escludere che l’Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci per ogni possibile imprevisto”, ha affermato Sullivan.
Timori più che fondati anche alla luce dell’agguato subito dall’alto funzionario dell’intelligence delle Guardie della rivoluzione dell’Iran, Mohammad Akiki, che dopo un tentativo di assassinio a Teheran, in Iran, al momento versa in condizioni critiche. Al momento non è chiaro chi abbia compiuto l’attacco anche se molti opinionisti reputano probabile che dietro ci siano i servizi segreti di Israele.
La Cina ammonisce Israele per la reazione spropositata a Gaza
Ma non è tutto. In queste ore il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto ieri un colloquio telefonico con l’omologo saudita Faisal bin Farhan Al Saud sulla crisi in Medio Oriente, rilevando che che le azioni di Israele “sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa”. Mentre Tel Aviv “dovrebbe ascoltare seriamente gli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale dell’Onu sullo stop alle punizioni collettive del popolo di Gaza”.
Entrambi, ha riferito una nota della diplomazia di Pechino diffusa oggi, “hanno espresso preoccupazione per la situazione in Israele e Gaza”. Insomma il rischio che il conflitto si allarghi è più alto che mai.