Di Giovanna Tomaselli
Ormai è chiaro che Hamas cerca la morte di quanti più civili palestinesi è possibile per alimentare le sue milizie e l’odio verso Israele. Per questo è tornata a provocare Tel Aviv con il lancio di missili mentre era ancora in corso la tregua. Una mossa che ha scatenato la reazione dell’esercito con la stella di David, molto più armato e distruttivo nei suoi bombardamenti di risposta al fuoco. Il risultato ad ieri era tragico. I missili lanciati da Hamas sono caduti perlopiù in zone di confine deserte, mentre i raid aerei di Israele su Gaza hanno fatto almeno 20 morti, di cui 9 bambini e 3 donne, e 120 feriti. Sangue che si poteva evitare se solo si fosse rispettato il cessate il fuoco e proseguito nei negoziati del cairo.
Forze impari
Dalla fine della tregua sono 140 i razzi lanciati da Hamas e un centinaio gli attacchi dell’esercito ebraico nella Striscia. E qui a pagare di più sono come al solito i civili palestinesi. Due ragazzi di 11 e 16 anni hanno perso la vita nell’incursione aerea che ha colpito un’abitazione nei pressi di Deir Al-Balah. Fallito invece l’attacco mirato al leader delle Brigate Izzedin Al-Qassam nella Striscia, Mohammed Deif, che secondo media palestinesi è ancora al comando dell’ala militare dell’organizzazione. Ieri migliaia di persone hanno partecipato al funerale della moglie e di un figlio del capo militare rimasti uccisi nell’attacco che aveva per obiettivo Deif.
Nuove sponde diplomatiche
Sul fronte diplomatico adesso diventa quasi impossibile riprendere i colloqui lasciati al Cairo. Negoziati che sembravano offrire poche possibilità e invece hanno consentito almeno una decina di giorni di tregua. Troppo poco vista l’indisponibilità di Hamas a fermare gli scontri se non dietro una serie di concessioni che Israele non vuole concedere senza prima il completo disarmo delle milizie palestinesi. Per questo stanno entrando in gioco altri soggetti diplomatici. Ieri è iniziata così in Qatar la visita del presidente palestinese Mahmoud Abbas, per incontrare l’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani e il leader di Hamas in esilio, Khaled Meshaal. Una ricerca di sponde difficile in un quadro tanto deteriorato e carico di incertezza. A complicare terribilmente la crisi in Palestina non c’è solo il conflitto con Israele e il nodo dei valichi, ma anche i giochi di potere nello stesso campo arabo. Nonostante i recenti accordi, secondo i servizi segreti di Tel Aviv, Hamas sterebbe cercando di colpire l’Anp, l’Autorità palestines e di Abu Mazen, ritenuta troppo dialogante. fatto sta che in poco più di un mese di guerra a Gaza si contano quasi duemila morti, migliaia di feriti e una città distrutta, mentre le perdite di Israele si fermano a 67.