Non è un Senato per donne. La Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama dovrà occuparsi, nelle prossime ore, proprio di due casi che vedono come protagoniste tre donne. Vittime, dei gesti e delle parole, di due illustri senatori. Maurizio Gasparri, che oggi presiede la stessa Giunta e che quindi dovrà astenersi nel giudizio che lo riguarda, e Vincenzo D’Anna, che all’epoca dei fatti sedeva tra i banchi dei verdiniani.
La vicenda che riguarda Gasparri risale al 18 gennaio 2015 quando l’esponente del Pdl pubblicò su Twitter la frase #VanessaeGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!. Il post era riferito alla liberazione, avvenuta tre giorni prima, delle due cooperanti italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria. Gasparri, che allora era vicepresidente del Senato, chiese scusa al padre di Vanessa fornendo un’improbabile spiegazione: quell’infelice tweet era nato leggendo una notizia e si era limitato “a chiedere se fosse vero”. Tutto inutile: l’ex colonnello di An rimediò una querela per diffamazione aggravata da parte delle due cooperanti. E ora la “sua” Giunta dovrà decidere sulla richiesta di autorizzazione a procedere sollecitata dal Tribunale di Roma.
L’altra vicenda non è da meno. Protagonista l’ex senatore di Ala, D’Anna, che nel corso di un dibattito in aula, era il 2 ottobre 2015, si rivolse alla collega Barbara Lezzi del M5S, oggi ministra per il Sud, indicando “con entrambe le mani i propri genitali” e invitando la collega senatrice, ad “abbassare il capo verso le sue parti intime”. La Lezzi lo querelò dopo aver atteso invano le sue scuse.