Il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri ha annunciato che entrerà a far parte della commissione Giustizia al Senato e della commissione Antimafia. Mentre il revisionismo storico sugli ultimi anni di mafia sta galoppando con ampie falcate la commissione Antimafia che dovrebbe fare luce sulla strage di via D’Amelio si ingrassa con la presenza di un senatore ex MSI, ex An e ora capogruppo in un partito fondato da un uomo in pieno collegamento con Cosa nostra (Marcello Dell’Utri) che ha speso i suoi ultimi anni a infangare chiunque abbia provato a fare luce sui primi anni ’90.
Antimafia in buone mani con Gasparri
Il senatore Gasparri al grido di “Viva ai Carabinieri, viva il Ros, viva Subranni, viva Mori” è colui che sembra non avere letto la sentenza di Cassazione che riconosce che mentre l’Italia aveva le strade sporche di sangue una parte significativa dello Stato tramite il sindaco di Palermo Vito Ciancimino, un condannato mafioso all’epoca agli arresti domiciliari, aveva contatto Riina e chiesto ai vertici dell’organizzazione mafiosa “cosa volete per fare cessare le stragi?”.
Il senatore Gasparri è lo stesso che ripete che “Silvio Berlusconi è colui che ha combattuto la mafia più di tutti” e che chiede “un contributo di verità” non solo per Berlusconi ma perfino per Dell’Utri. Il senatore Gasparri ha presto dimenticato la sentenza di Cassazione che ha condannato Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa: “La pluralità dell’attività posta in essere da Dell’Utri – scrivono i giudici -, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l’altro offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici”. Gasparri finge di essersene scordato.
Il senatore Gasparri è lo stesso che il 18 gennaio 2015 tre giorni dopo la liberazione delle cooperanti Vanessa Marzullo e Greta Ramelli imprigionate in Siria impugnò il telefono per twittare “Vanessa e Greta, sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo! @ForzaItalia”. Ovviamente si trattava di una diffamazione in piena regola ma Gasparri ci spiegò che si trattava di un’attività parlamentare e si nascose dietro l’immunità parlamentare concessa dai suoi amorevoli colleghi in Parlamento.
Il senatore Gasparri è colui che si è dimenticato di comunicare al Senato di essere presidente di una società di cyber security, la Cyberealm, e all’uscita della notizia promise querele a tutti. Alla fine si è dovuto arrendere dimettendosi dalla società con il capo chino. Sempre a proposito di mafia il senatore Gasparri è colui che a gennaio di quest’anno ha utilizzato la solita farsa del dossier “processo Mafia e appalti” come causa della morte di Paolo Borsellino per spazzare dal campo le altre ipotesi su cui si sta indagando nell’epoca stragista.
Cognac e carota
Peccato che quell’indagine non sia finita con l’eliminazione del magistrato. Questo Gasparri (insieme a Mori e De Donno) finge di dimenticarselo. Maurizio Gasparri è quel senatore che pochi mesi fa, il giorno dell’audizione del conduttore di Report Sigfrido Ranucci, in Vigilanza Rai metteva sul proprio banco una bottiglia di cognac e sfoderava dalla tasca una carota. Il senatore Gasparri che da anni attacca ignobilmente chiunque provi a fare luce sugli anni delle stragi ora è componente della commissione Antimafia.