Il video di Beppe Grillo a discolpa del figlio Ciro (leggi l’articolo) ha provocato reazioni parossistiche, seppure in gran parte attese. “Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi… io voglio chiedere, voglio chiedervi, voglio chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali compreso mio figlio non sono stati arrestati? La legge dice che gli stupratori vengono presi e vengono messi in galera e interrogati in galera o ai domiciliari. Sono lasciati liberi da due anni, perché? Perché non li avete arrestati subito? Ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Perché? Perché vi siete resi conto che non è vero niente che c’è stato lo stupro, non c’entrano niente. Perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf, e dopo 8 giorni fa una denuncia, vi è sembrato strano. È strano”.
Sembrava che non si aspettasse altro per scaricare una serie infinita di attacchi, allusioni, sberleffi, contumelie e chi più ne ha ne metta contro il comico genovese reo, da padre, di aver difeso il proprio figlio nell’ambito della inchiesta giudiziaria che lo vede indagato per il presunto stupro di una ragazza, S.J. insieme a tre suoi amici a tempio Pausania la notte tra il 15 e il 16 luglio 2019. I fatti sarebbero avvenuti nella villa di Grillo.
REAZIONE A CATENA. Gli imputati dicono che la ragazza era consenziente e Grillo afferma che un video ripreso da uno dei quattro lo dimostra. La difesa dice che ci sono tre debolezze nel racconto della donna: “Il ritardo della denuncia, presentata dalla modella al suo ritorno a Milano, una decina di giorni dopo i fatti; la continuazione della vacanza per un’altra settimana e la pubblicazione di foto del viaggio sui social network, anche dopo che si sarebbe consumata la presunta violenza sessuale”.
La madre del ragazzo, Parvin Tadjik, ha dichiarato a proposito del video: “Nel video si vede che la ragazza è consenziente”. Rapida, come al solito, la replica acida di Maria Elena Boschi (nella foto): “Le sentenze non le decidono i tweet delle mamme”. Altro attacco che non ti aspetti viene dalla prima pagina del Fatto che titola “Grillo mette in imbarazzo il Movimento”. Giulia Bongiorno, avvocata di una delle presunte vittime, si ringalluzzisce: “Il video (ndr: di Grillo) è una prova a carico, contiene elementi di 30 anni fa, quando si diceva che la vittima “se l’era cercata”.
L’avvocata è diventa improvvisamente femminista, un ruolo poco valutato nella sua area politica e spesso contestato. Gongola appunto il centro destra endemicamente afflitto da guai con la giustizia. I “garantisti della vongole” sono diventati improvvisamente tutti forcaioli e difendono la magistratura di cui sono fisiologicamente nemici naturali. Matteo Salvini – uno che la magistratura non la ama di certo – si converte sulla via di Palù e si dice “disgustato”.
Giorgia Meloni lucra pure sui suoi alleati: “A differenza di Grillo e del suo partito non faccio politica su questa cosa qui. A differenza di Grillo, del suo partito e di tutti quelli che tirano palate di insulti e sentenze senza un minimo di garanzie costituzionali verso i loro avversari politici solo per farci su voti facili”. Gli “alleati” di Grillo ci mettono naturalmente il carico da 11. Enrico Letta, segretario del Pd, definisce inaccettabili le parole di Grillo mentre la vice Irene Tinagli parte di femminismo arcaico: “Le parole di Grillo sono inaccettabili e vergognose. Solidarietà alla ragazza, alla famiglia e alle vittime di ogni violenza. Non importa quando denunciate, cosa avevate fatto o indossato: non siete né complici né colpevoli”.
Tralasciamo la valangata di “fango” rovesciata da altri, eccitati dai giornali. Questa vicenda deflagrata in Italia ha però una spiegazione. È dai tempi di #MeToo che si è creato un clima inaccettabile di caccia alle streghe. Ci sono state molte furbe attrici che hanno cavalcato il mood internazionale e dopo 20 anni hanno denunciato per molestie sessuali registi e produttori. Qualcuno magari poi, esacerbato, può pensare generalizzando: “prima la danno per fare carriera e poi dopo tanti anni ricattano”.
Tale “spirito del tempo”, oltretutto, allontana dai veri e tragici episodi di violenza che si consumano ogni giorno sulle donne. Detto questo e tornando sul fatto condividiamo le perplessità di Grillo che dice che nel pomeriggio del giorno dopo della presunta violenza la ragazza se ne è andata tranquillamente a fare kitesurf e solo una settimana dopo, tornata a Milano dalla Sardegna, ha denunciato il fatto. I tempi sono importanti e i nuovi forcaioli dovrebbero spiegare perché quando chiedono la prescrizione il tempo è una garanzia costituzionale mentre in questo caso non lo sarebbe. In ogni caso la legge – in cui abbiamo sempre fiducia- farà il suo corso indipendentemente dai veleni ideologici.
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