di Stefano Sansonetti
Più che di “Black Box” forse sarebbe il caso di parlare di un autentico buco nero, che finora ha risucchiato soprattutto i soldi dell’azionista più pesante. Parliamo di Barbara Berlusconi, che alla fine si è dovuta sobbarcare la magna pars delle perdite infilate per quattro anni consecutivi dalla Cardi Black Box. Si tratta della galleria d’arte milanese che la figlia del Cavaliere, nel 2009, ha fondato con altri soci come Nicolò Cardi e Martina Forneron Mondadori, discendente di Arnoldo Mondadori. Le cose, all’interno della società, non è che vadano molto bene. L’ultimo bilancio depositato, relativo al 2012, dice che l’esercizio si è chiuso con una perdita di 147.500 euro. Che si va ad aggiungere al rosso di 811 mila euro del 2011, a quello di 222 mila del 2010 e a quello di 180 mila del 2009. Alla fine, però, paga sempre Pantalone. Dalla serie dei documenti contabili, infatti, viene fuori che la maggior parte dei finanziamenti infruttiferi a favore della società, e dei versamenti a copertura delle perdite, proviene proprio da Barbara, che già a fine 2011 aveva “regalato” alla Cardi Back Box 589 mila euro, poi fagocitati dal calderone societario. Da qui, poi, è partito lo spunto per alcuni cambiamenti consistenti negli assetti della galleria d’arte.
Entra La Russa junior
L’ultima novità è arrivata nella parte finale di maggio, quando proprio a ridosso dell’approvazione del bilancio si è deciso di far entrare nel consiglio di amministrazione della società Geronimo La Russa, figlio dell’ex ministro della difesa Ignazio. A fare le spese di questo ingresso è stata proprio la Forneron Mondadori. Nel verbale di assemblea, che si è riunita lo scorso 9 maggio, si legge che l’organo, “dopo esauriente discussione e in considerazione delle mutate esigenze aziendali che rendono auspicabile la presenza di specifiche competenze legali all’interno del cda”, ha deciso “di revocare con effetti immediati la carica di consigliere conferita a Martina Forneron Mondadori in sede di costituzione della società, ringraziandola per l’operato svolto in favore della stessa”. Al suo posto, come detto, è entrato l’avvocato La Russa junior. La Mondadori, però, rimane nell’azionariato con il 5%, la stessa quota detenuta da Nicolò Cardi, che riveste la carica di presidente. I due azionisti pesanti sono però la figlia di Berlusconi, con il 44%, e la New Vision Ltd, riconducibile a Leonardo Luca Etro, anche lui consigliere di Cardi Black Box e nipote dello stilista Gerolamo Etro.
Le speranze
Di certo la società si attende un cambio di passo. In realtà nel 2012 la buona notizia è arrivata dal lato dei ricavi, che son passati dai 462 mila euro del 2011 a 3,4 milioni (erano di 1,4 milioni nel 2010). Ma contemporaneamente c’è stata un’esplosione dei costi di produzione (da 1,5 a 3,5 milioni). Questo dato, unito ai risultati della gestione finanziaria e straordinaria, per la relazione sulla gestione ha determinato l’ennesima perdita di esercizio. Insomma, non è stato ancora possibile raggiungere l’obiettivo che pure era stato riportato nel bilancio del 2011, laddove si poteva leggere che “la società intende raggiungere già nel 2012 il break even di conto economico”. Per il fatidico pareggio, quindi, bisogna ancora attendere, anche se per il 2013 sembrano esserci buone premesse. Sempre dalla relazione sulla gestione, infatti, si apprende che nei primi tre mesi dell’anno “il trend di crescita del fatturato e dei margini societari ha registrato un’ulteriore forte crescita”, con un volume di vendite “che è già oltre i 13 milioni di euro”. Nel frattempo, nella prospettiva di sviluppo, “andrà letta la possibile apertura di una sede operativa all’estero”. Stanno rendendo, quindi, tutti gli artisti rappresentati dalla Cardi Black Box. Tra i vari nomi ci sono Arnold Odermatt, A.R. Penck, Gianni Piacentino, Shirana Shahbazi, Scott Short e Marnie Weber. Ma la galleria riesce a “intermediare” anche nomi pesanti come Andy Warhol, Michelangelo Pistoletto, Giorgio Morandi, Damien Hirst, Giorgio De Chirico, Alberto Burri e Jean-Michel Basquiat.