L’inseguimento dei Carabinieri che ha portato alla morte di Ramy Elgaml non è stato svolto in modo corretto, anche se le forze dell’ordine non vanno criminalizzate. A dirlo ieri a Radio 24 non una persona qualunque, ma l’ex capo della Polizia ed ex responsabile della Protezione civile, ora consulente alla Sicurezza del sindaco di Milano, Franco Gabrielli.
“Se il tema è fermare una persona che sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo”, ha detto l’ex prefetto, commentando i fatti del 24 novembre scorso, “è ovvio che quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento”, perché “c’è pur sempre una targa, un veicolo”.
“Esiste un principio fondamentale – ha spiegato – ed è quello della proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per ottenere un determinato risultato: io posso addirittura utilizzare un’arma se è in pericolo una vita, ma se il tema è fermare una persona che sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo. Questo è un principio elementare di civiltà giuridica”.
La polemica per la morte di Ramy
La vicenda, per cui sono indagati Fares Bouzidi, il ragazzo che guidava lo scooter su cui era anche Ramy, e alcuni carabinieri è al centro della polemica politica, esplosa dopo la diffusione del filmato dell’inseguimento. Immagini che hanno portato la procura di Milano a valutare l’accusa di omicidio volontario per i tre carabinieri coinvolti nello speronamento dello scooter. Altri due militari sono poi accusati di depistaggio, per aver costretto un testimone a cancellare il filmato dello scontro.
“Ma no alla criminalizzazione delle forze dell’ordine”
Per Gabrielli vi sarebbe però anche di “eccessiva criminalizzazione degli operatori delle forze dell’ordine”. “Non ci dividiamo – ha invitato – sempre tra chi fa la difesa a sorveglianza, che ad esempio dal mio punto di vista è un atteggiamento pericoloso, perché la difesa a sorveglianza introduce un elemento di senso di impunità, e chi accusa senza considerare, cioè la criminalizzazione a prescindere e il fatto che le forze di polizia siano sempre o debbano essere sempre sul banco degli imputati”.
Gabrielli attacca Piantedosi per la gestione della sicurezza
Ma, al di là dell’evento specifico, quello di Gabrielli è stato un attacco all’intera gestione della sicurezza in città, quindi al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per Gabrielli, infatti, a Milano non servono più rappresentanti delle forze dell’ordine, quanto un “maggiore coordinamento”. Rispetto al ministro Piantedosi, Gabrielli ha dichiarato: “Non condivido molte delle scelte che hanno un’impronta eccessivamente sicuritaria, come questa proliferazione dei reati e d’inasprimento delle pene, peraltro di un sistema nel quale ormai siamo al collasso”.
“Noi – ha ribadito – abbiamo oltre 61 mila detenuti per 50 mila posti, 90 mila persone che sono in pena alternativa ed altre 90 mila persone che hanno la pena sospesa, e quindi che dobbiamo inasprire di più! Da questo punto di vista, non mi sento in grande sintonia. Per il resto è ovvio è un professionista, conosce il mestiere e credo che sia meglio di tanti altri”.
Sala contro le zone rosse volute dal ministro
E un attacco al ministro – sebbene con toni più cauti – è arrivato anche dal sindaco Beppe Sala, che ha denunciato il fallimento della politica delle “zone rosse”, quelle sei aree cittadine dove dallo scorso Capodanno a marzo 2025 le forze dell’ordine posso allontanare chi è gravato da precedenti. Una tattica che il Viminale da Milano vorrebbe estendere a tutte le città d’Italia (attualmente sono in vigore anche a Napoli, Firenze e Bologna).
“Non risolvono il problema”
“Non dobbiamo pensare che con le zone rosse risolviamo il problema”, ha detto Sala, “Gabrielli ha detto ‘guardate che le zone rosse non sono sufficienti’”. Il primo cittadino ha spiegato che “quando il prefetto mi ha parlato dell’idea di sperimentare queste zone, io ho detto proviamo, la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e bisogna lavorare anche con modalità nuove”.
Quindi il sindaco ha polemizzato con le opposizioni che cavalcano la compagna securitaria: “Ho trovato una situazione un po’ particolare questa sfilata di Fratelli d’Italia di fianco al Questore, ma se lui ha ritenuto di farlo, non ho nulla da dire, è il suo mestiere”. Il riferimento è all’incontro avvenuto in Questura il giorno dell’Epifania, conclusosi con una conferenza stampa comune. “Se lo scopo è aiutare a cambiare le cose va bene, se è polemizzare non va bene”.