A ottobre male il mercato dell’auto (-9,1%) e peggio l’elettrica: -12,7%. Eppure l’auto elettrica può salvare il pianeta.
Ivano Risi
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Gentile lettore, salvare è una parola grossa. L’incidenza dell’auto sul riscaldamento globale non è decisiva. Ma se anche lo fosse, rimane che questa rivoluzione è stata mal concepita. Voleva prendere due piccioni con una fava: risollevare l’industria europea e diminuire il CO2. Un fiasco completo. La Volkswagen chiude tre stabilimenti per la prima volta nella sua storia. Altri marchi devono vendere le elettriche con sconti mai visti. Ha fatto scalpore una dichiarazione di Stellantis: “Se le elettriche non si vendono, produrremo meno auto termiche”. Sembra illogico, invece è frutto di un sistema di punti e penali creato dall’Ue sulla proporzione delle elettriche vendute rispetto alle termiche per ogni marchio. Un meccanismo da pazzi. Intanto la Cina ci ha superati in tecnologia e vende (a prezzi stracciati) auto elettriche con autonomia fino a 1000 km, mentre le europee arrancano sotto i 600. In Usa le auto cinesi non entrano per vari motivi. In Europa sì, e se l’Ue alzasse i dazi sulle cinesi, la ritorsione di Pechino farebbe crollare il maggiore mercato dell’auto europea, che è giusto la Cina. L’America accusa Xi di sovvenzionare l’auto, ma in verità è lei che con l’Inflation Reduction Act sovvenziona le sue industrie. Se lo facesse l’Ue, sarebbe deferita al Wto per concorrenza sleale. Insomma, siamo tra l’incudine-Usa e il martello-Cina. E ci siamo cacciati da soli in questo guaio. Volevamo fare i furbi, ma le furbate “elettriche” paiono destinate al disastro.