Alla fine ovviamente il bilancio è stato approvato. Ma ciò che realmente conta è “come” è stato approvato. Perché in Rai si sa bene che, al di là delle formalità, sono le polemiche e le critiche spesso ad avere un ruolo centrale. Specie in periodo di cambio di dirigenti e, come in questo caso, del rischio di cambiamenti anche al vertice e nel Cda. Ecco perché quanto accaduto ieri diventa una tappa fondamentale per comprendere cosa potrebbe accadere da qui ai prossimi giorni, con l’amministratore delegato Carlo Fuortes fortemente osteggiato ma assolutamente non disposto a fare passi di lato. A meno che, si vocifera, non spunti un altro posto di riguardo. Ed è su questo che, pare, starebbe lavorando Giorgia Meloni in prima persona, di modo da lasciare spazio a Roberto Sergio prima, e a Giampaolo Rossi dopo.
L’Ad della Rai Carlo Fuortes per dimettersi vuole un’altra poltrona
Ma andiamo in ordine. Il bilancio Rai è stato approvato all’unanimità dal consiglio di amministrazione dopo che l’ad ha illustrato ai consiglieri il progetto al 31 dicembre 2022. “Il bilancio evidenzia un risultato netto consolidato in pareggio e una posizione finanziaria netta che, pur risultando negativa per quasi 580 milioni di euro, è comunque attestata su livelli di sostenibilità” riporta la nota di Viale Mazzini. Del resto, il quadro macroeconomico, fortemente instabile, risente del contesto mondiale e di conseguenza gli investimenti pubblicitari sono calati. Ma vediamo le medaglie sul petto.
Approvato il bilancio, ma con montagne di critiche
“Nel 2022 il Gruppo Rai si conferma al primo posto nel mercato televisivo con il 36,7% di share sull’intera giornata e il 37,9% sul prime time, con una chiusura di anno in crescita grazie anche alla programmazione dei Mondiali di Calcio in Qatar – spiega la nota di Viale Mazzini – Rai 1 conserva la leadership sia nelle 24 ore (18,2%) sia in prima serata (20,5%) e la Rai svetta nelle classifiche dei programmi per generi, monopolizzando quella per la fiction”.
Ma L’approvazione è solo un velo di Maya. Basta ricordare il commento di uno dei consigliere Riccardo Laganà: “È solo per senso di responsabilità nei confronti dell’azienda che ho approvato il documento di bilancio. Come noto, si tratta di una votazione tecnica, ma la formale situazione di pareggio nasconde purtroppo diverse carenze: in particolare un indebitamento in progressiva e preoccupante crescita, grandi sacrifici dei lavoratori non sostenuti da adeguate politiche retributive e gestionali e una lunga serie di nodi irrisolti, sia a livello corporate che editoriale. A questo si aggiunge il perdurante clima di incertezza in cui versa Rai”.
La Rai è sempre più immobilizzata e ostaggio dei partiti
L’azienda sta vivendo un periodo di immobilismo che – frutto della situazione del possibile cambio dei vertici – sta bloccando i palinsesti di autunno (che verranno presentati a giugno ma ancora non si sa chi dovrà farli), i nuovi programmi, le conduzioni, i contratti. Ovviamente la complicata situazione dei vertici, ancora priva della chiarezza necessaria per seguire un percorso, ha introdotto tutta l’azienda in un tunnel dal quale non si vede ancora l’uscita.
Fuortes, infatti, per il momento non è minimanete intenzionato a dimettersi, semmai lascerà l’azienda solo dopo aver di nuovo parlato con la premier Meloni e aver ottenuto un nuovo incarico. In ballo ci sono due sovrintendenze: Scala di Milano e San Carlo di Napoli. Ma sono posti che parrebbero sfumati, soprattutto perché non prevedono spazi a breve termine. A questo punto, dunque, tutto dipenderà dalle trattative in corso sul doppio binario Viale Mazzini – Palazzo Chigi. E a ruota, poi, sarà la volta dei direttori di genere e di testata.