Da Enzo Biagi a Bruno Vespa. Con le lancette dell’orologio che avanzano inesorabilmente, è sempre più vicino il debutto del conduttore di Porta a Porta nell’ambita fascia del prime time di Rai1, quella che viene subito dopo il Tg1 e in cui il compianto Biagi ha nobilitato il servizio pubblico a suon di pregiate interviste e analisi puntuali dell’Italia.
Bruno Vespa eredita la fascia che fu di Enzo Biagi. Dipendenti furiosi per la scelta: “Perché un esterno?”
Insomma un’eredità pesante che sta già facendo discutere tra quanti fanno notare che i due giornalisti sono espressioni di un modo ben diverso di interpretare il ruolo, e altri ancora che puntano il dito sulla mancata trasparenza nei confronti del contratto di Vespa.
E a segnalarlo non è qualche prezzolato commentatore ma lo stesso Consiglio di amministrazione di viale Mazzini che recentemente – e sempre più spesso – viene messo al corrente solo a cose fatte e spesso senza ricevere comunicazioni puntuali sui contenuti degli accordi, dei progetti e appunto dei contratti, siglati dal servizio pubblico.
Uno scenario surreale e a tratti preoccupante che da giorni sta creando tensione nel cda che continua a chiedere all’ad Carlo Fuortes se per la conduzione di 5 minuti – il nome del nuovo programma di che andrà in onda nel prime time di Rai1 – Vespa si accontenterà del suo più che lauto stipendio oppure se viale Mazzini gli riconoscerà altri soldi. E stando a quanto rivelano fonti interne a viale Mazzini, Fuortes avrebbe ammesso l’esistenza di un contratto a parte ma non avrebbe fornito ulteriori dettagli.
Chiaramente si tratta di una questione non di poco conto. Questo anche perché il conduttore di Porta a Porta, al contrario di quanto si possa credere, è in realtà un ‘esterno’ e ciò chiaramente viene mal digerito dai tanti lavoratori del servizio pubblico che si sentono poco considerati. A farsi portavoce di questa istanza è il consigliere Riccardo Laganà che su Twitter ha posto dubbi sulla conduzione: “Penso a interni Rai meritevoli di occasioni, di nuovo zero sforzi per valorizzarli. E poi, non dovevamo risparmiare?”.
Difficile dargli torto anche perché il nuovo programma oltre a beneficiare del traino di ascolti del Tg1, andrà a scontrarsi soprattutto con altre trasmissioni Rai. Senza girarci intorno è scontato che, in ottica ascolti, ci sarà un’inevitabile concorrenza con Il cavallo e la torre di Marco Damilano che va in onda nella stessa fascia su Rai3. E anche il Tg2, come hanno già tenuto a far sapere dal loro cdr, è in rotta di collisione con 5 minuti che rischia di togliere loro ascolti e quindi ossigeno. Ma i problemi non finiscono qui.
La trasmissione condotta da Vespa – da molti considerato “il ventriloquo di Giorgia Meloni” – solleva anche l’ulteriore problematica con il rischio di “monopolizzare il presidio informativo di Rai Uno nello stile e nella linea editoriale”. Si tratta di un appunto che è stato sollevato da Usigrai ma su cui è calata una cortina fumogena da parte dei media mainstream.
Eppure è una questione di vitale importanza e non è affatto campata in aria come fa notare il consigliere Laganà spiegando che “in questo delicato momento industriale e finanziario della Rai è quanto mai necessario procedere per reali necessità e utilità editoriali, mai si deve lasciare il sospetto che ci possano essere altri motivi nella scelta di un importante spazio informativo come questo”.