Ha fatto scalpore la dichiarazione di Lilli Gruber su Mario Giordano in un convegno tenutosi a Padova sabato scorso: la conduttrice di Otto e mezzo ha commentato lo stile del conduttore piemontese simulando un verso e ironizzando sulla sua popolare voce in falsetto; la giornalista altoatesina avrebbe anche aggiunto di non ritenerlo un suo collega.
La Gruber si è sempre distinta per la sua capacità diplomatica di schivare polemiche spinose, evitando contrapposizioni con altri giornalisti. Inoltre è ripetutamente oggetto di elogi per il suo prodotto giornalistico, che porta straordinari risultati a La7. Pertanto questa sua puntualizzazione ha stupito anche chi la conosce bene da anni. Scontata la reazione di Giordano che su questa querelle ha montato la gag in apertura dell’ultima puntata di Fuori dal coro, andata tra l’altro molto bene con un milione di spettatori e il 5,5% di share.
Ma al di là di queste diatribe tra giornalisti, Mario Giordano si conferma il capofila di una corrente di giornalismo dallo stile assolutamente proprio e unico, affermatosi anche in altri Paesi come Stati Uniti e Francia. Non tutti ne apprezzeranno il taglio e le idee politiche, ma non si può negare che rappresenti un epigono post-moderno della lezione di grandi giornalisti conduttori del passato, come per esempio Gianfranco Funari, sicuramente caposaldo di questo stile.
Giordano però ha dalla sua un percorso di cronista importante: dopo essersi fatto le ossa nelle redazioni locali piemontesi, è passato al Giornale diretto da Feltri per poi approdare in Rai a Pinocchio di Gad Lerner, che sarà suo direttore al Tg1; da lì il salto in Mediaset alla direzione di Studio Aperto e la creazione di prodotti di successo come Lucignolo e L’alieno, brand che vantano diverse imitazioni anche in Rai e che rimangono nel nostro patrimonio televisivo per il loro stile innovativo di fare giornalismo; seguono le direzioni del Giornale, di Panorama, di TgCom24, Videonews e Tg4.
In queste esperienze Giordano si è distinto per la sua abilità nel creare nuovi contenuti giornalistici che sono piaciuti ai giovani riportando share stratosferici. Ha reinventato anche il modo di dirigere i tg, ideando dei reali tormentoni, individuando cioè quelle che erano immagini iconiche, per esempio, dell’estate e riproponendole a corollario di servizi che raccontavano gli stili di vita giovanili e i trend più in voga. Arriviamo dunque a Fuori dal coro, partito nel settembre 2018 come striscia quotidiana alle 19.30 su Rete 4 e poi, dall’estate 2019, promosso al prime time del martedì.
La trasmissione può apparire irritante e schierata politicamente, ma anche i libri di Giordano dimostrano come lui sia uno dei pochi giornalisti che analizza e scompone le statistiche per individuare le contraddizioni, senza accettare verità rivelate dall’alto. Fuori dal coro è un programma molto difficile da fare, in cui ci vuole veramente la stoffa del conduttore, e Giordano dimostra una tenuta senza pari. Al netto delle idee politiche condivisibili o meno, risalta la sua capacità di formare una vera e propria scuola di inviate donne che vanno sui posti caldi con straordinario coraggio, occupandosi di case occupate, campi rom, criminalità organizzata e tanto altro.
Insomma, un vero e proprio vivaio al femminile da cui Mediaset può attingere per il futuro e di cui vale la pena ricordare i nomi: Marianna Canè, Carmen La Gatta, Eugenia Fiore, Maria Laura Cruciani, Costanza Tosi, Letizia Modica, Natasha Farinelli, Delia Mauro, Angela Camuso, Raffaella Regoli, Annalisa Grandi, Marianna Di Piazza e Simona Gallo.
Ma veniamo agli ascolti: secondo i dati forniti da OmnicomMediaGroup, il talk si mantiene in linea con l’andamento dello scorso anno, con una media di circa 850mila spettatori e il 5,1% di share, rivaleggiando alla pari con i competitor del martedì sera Cartabianca e DiMartedì, spesso superandoli. Prevale il pubblico femminile (5,5% di share) su quello maschile (4,7%) mentre i più presenti sono gli over 65 (6,8% di share), con un buon 4,7% nella fascia 20/24 anni. La Sardegna è la regione in cui ha più successo (8,8% di share), seguita da Abruzzo (8,1%) e Trentino A.A. (7,3%), mentre i gradimenti più bassi si registrano in Sicilia (3,7%), Campania (3,3%) e Molise (1,8%).