Fuoco amico sull’Autonomia. Per la Lega c’è una manovra di FdI

Calderoli difende il decreto sull’Autonomia differenziata. Per il ministro i rilievi dei tecnici del Senato evidenziano "criticità non oggettive, ma meramente ipotetiche".

Fuoco amico sull’Autonomia. Per la Lega c’è una manovra di FdI

Qualche tempo fa il ministro leghista per gli Affari Regionali e le Autonomie se la prese con alcuni quotidiani che avevano ribattezzato il suo disegno di legge sull’Autonomia differenziata come “lo Spacca Italia”, ieri se l’è presa con il Servizio del Bilancio del Senato colpevole, a suo dire, di aver realizzato un dossier sul suo disegno di legge “nel quale vengono evidenziate criticità non oggettive, ma meramente ipotetiche”.

Calderoli difende il decreto sull’Autonomia differenziata. Per il ministro i rilievi dei tecnici del Senato evidenziano “criticità non oggettive, ma meramente ipotetiche”

A Roberto Calderoli e a tutto il partito di via Bellerio non sono andate giù le osservazioni contenute nel dossier che evidenziano come il rischio più grande del ddl leghista sarebbe l’aumento della disparità economiche tra le regioni, che si tradurrebbe in aumento delle disuguaglianze. In realtà Calderoli ce l’ha con i suoi alleati. Nella sua lunga replica di ieri ha scritto che “a fronte di un processo che, come la costituzione prevede, riconosce e promuove le autonomie, era ed è prevedibile che i palazzi e gli interessi del centralismo cercassero di intromettersi, utilizzando qualsiasi tipo di strumento”.

Dunque il dossier del Senato sarebbe lo strumento utilizzato da chi vuole sabotare il ddl leghista. È quanto suggerisce anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo: “Ci sono manine che ci vogliono fermare”. La verità è che la Lega è furiosa con i suoi alleati – Fratelli d’Italia in testa — che remerebbero contro l’Autonomia differenziata. La manina sarebbe la loro. La storia, dunque, del dossier di Palazzo Madama è l’ultima tappa di una lunga guerra di nervi tra Meloni e Salvini sulle riforme. Sebbene, a parole, tutti dicano che presidenzialismo e autonomia debbano camminare insieme (“è un pacchetto unico”, ha detto la premier) FdI non ha alcuna voglia di concedere alla Lega la possibilità di utilizzare l’autonomia come strumento di propaganda elettorale.

Tra circa un anno gli italiani sceglieranno i 73 parlamentari al Parlamento europeo. Sarà un’ elezione proporzionale con le preferenze, in cui, inevitabilmente, la lotta tra partiti, anche quelli alleati, sarà all’ultimo voto. Fratelli d’Italia vuole scongiurare il rischio che la Lega possa arrivare alle urne avendo già incassato un primo voto a favore dell’Autonomia. Uno scenario che infatti potrebbe avvantaggiare molto il partito di Salvini.

“Chi dice l’autonomia si approva dopo le Europee del 2024 su che base lo fa? La coalizione ha firmato un programma e deve rispettarlo”, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa il sottosegretario leghista Alessandro Morelli. Salvini ha subodorato le manovre di FdI già da tempo, tanto che, dopo le consultazioni della premier con le opposizioni, ha frenato sul premierato verso cui sta orientando la Meloni il suo progetto di riforma costituzionale. Una frenata che Meloni non ha digerito. Poi è arrivato il dossier di Palazzo Madama.

“Fratelli d’Italia non ha mai usato le manine, le nostre mani sono sempre ben in evidenza”, ha dichiarato il meloniano Fabio Rampelli. E la ministra per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che, secondo la narrazione della Lega, agisce in combutta con FdI, si affretta a chiarire che “Autonomia significa solo migliore allocazione delle risorse in un quadro di unità nazionale”. Ma non sono certo le parole di Rampelli e della Casellati a fugare i sospetti leghisti. E mentre i partiti di maggioranza se le suonano, le opposizioni protestano.

“Per evitare che anche l’Autonomia differenziata diventi una porcata”, il M5S con il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, chiede un’informativa urgente a Calderoli. “È inaudito che un ministro attacchi il Servizio del Bilancio del Senato, un ufficio la cui competenza è riconosciuta da tutti discussione”, attacca il senatore dem, Antonio Misiani.

 

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