In questo filmato pubblicato dal Corriere della Sera possiamo vedere una videoricostruzione dell’incidente alla funivia Stresa-Mottarone che è costato la vita a 14 persone in Piemonte.
La videoricostruzione dell’incidente della funivia Stresa-Mottarone
Ieri alle 12,15 la funivia del Mottarone, che dal versante piemontese del lago Maggiore sale fino ai 1.491 metri del monte che le dà il nome, è precipitata al suolo. Tredici persone sono morte sul colpo. Tra queste un bimbo di due anni. Un altro di nove è morto all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato in prognosi riservata l’unico superstite, un piccolo di 5 anni.
Secondo una prima ricostruzione ad avere ceduto è stato il cavo di traino. “Gli altri sono intatti. Ma è presto per dire quello che è accaduto dal punto di vista tecnico – afferma il tenente colonnello Giorgio Santacroce, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania -. Bisognerà capire perché non sono scattati i dispositivi di sicurezza, che dovrebbero tenere la cabina ancorata”.
Dopo la chiusura tra il 2014 e il 2016, quattro anni fa la funivia, di proprietà del Comune di Stresa, ma gestita da una società privata, era stata sottoposta a importanti interventi di riqualificazione. Da allora la manutenzione era stata sempre effettuata. Lo ha assicurato l’avvocato milanese della società che gestisce l’impianto, Pasquale Pantano: “I controlli, le verifiche, erano tutte a posto. Poi quel che è accaduto è tutto da verificare”, afferma il legale, lasciando il Mottarone dopo un sopralluogo con i soccorritori e le forze dell’ordine.
La sindaca di Stresa, Marcella Severino, ha spiegato che due escursionisti che si trovavano in zona hanno sentito un sibilo molto intenso. Poi hanno visto la cabina tornare indietro velocissima. “Da quanto si è capito – dice – una delle funi si è strappata in un punto molto vicino alla vetta. La cabina ha quindi cominciato a ritornare indietro, e poi si e’ schiantata contro uno dei piloni, staccandosi”. “Infine è caduta al suolo, rotolando lungo il pendio, per fermarsi contro alcuni abeti”.