Un testo “fumoso”, “senza visione”, “illegittimo”, secondo il dem Francesco Boccia che denuncia come il Documento di finanza pubblica non esista ancora nella normativa contabile vigente. Azione lo definisce “minimalista”, il M5S “lontano dal Paese reale”, Avs “riduttivo ed evasivo”. Matteo Renzi fa notare infine l’assenza del ministro dell’Economia alla discussione su un documento che “non conta”. Una sottolineatura a cui Giancarlo Giorgetti replica indirettamente a distanza da Washington, dicendosi “rammaricato” per l’impossibilità di partecipare perché impegnato al Fondo monetario internazionale.
Piovono critiche sul Documento di finanza pubblica (Dfp) che ha avuto il via libera del Parlamento. È il nuovo Def che contiene solo il quadro macroeconomico tendenziale, con una crescita del Pil quest’anno dimezzata allo 0,6%.
Via libera al Dfp con la crescita dimezzata a +0,6%
Nella risoluzione approvata dalle Camere, i partiti di governo mettono nero su bianco gli impegni chiesti al governo in vista della prossima legge di Bilancio. Innanzitutto “rispettare il percorso di spesa netta” indicato nel Piano strutturale di bilancio e stabilito dalle regole Ue. Poi “perseguire l’implementazione delle riforme e degli investimenti”.
Terzo la necessità di “valutare di adottare misure di sostegno per la prevenzione per migliorare lo stato di salute della popolazione ed in particolare l’immunizzazione e lo screening”. Alla Camera viene presentato un punto in più rispetto al Senato, quello del sostegno alla famiglia, garantendo un rafforzamento delle politiche a favore di natalità e genitorialità.
Nessun riferimento alle spese per la Difesa ma l’impegno ad aumentarle c’è
Nessun riferimento invece alle spese per la difesa, ma noi sappiamo che il governo – la premier Giorgia Meloni ha preso impegni in tal senso col presidente Usa Donald Trump – ha come obiettivo quello di portarle al 2% del Pil.
“Questo è un Documento di finanza pubblica fragile, povero, vuoto. Il +0,6% di crescita del Pil è già stato smentito da Fitch e dal Fmi, che hanno ipotizzato, rispettivamente, un +0,3% e un +0,4%. Le dichiarazioni di ieri (mercoledì, ndr) del ministro Giorgetti, che dopo la tempesta dei dazi auspica un ‘lieto fine’, sono lunari. Vada a dirlo alle imprese, che da mesi aspettano un segnale concreto mentre siamo al 25esimo mese consecutivo di calo della produzione industriale”, denuncia il vicepresidente della commissione Bilancio della Camera Gianmauro Dell’Olio (M5S).
“Il Dfp contiene le sole stime tendenziali senza nulla chiarire in merito a eventuali interventi correttivi per rilanciare la crescita. L’Upb ha denunciato il livello di incertezza in merito alle guerre commerciali, ai dazi, al piano di riarmo, al Pnrr, ma, in un contesto economico e geopolitico sempre più instabile, la maggioranza parla di ‘prudenza’ che a noi sembra più incapacità di proporre soluzioni e una visione di futuro”, conclude Dell’Olio.
“Con la folle corsa al riarmo, avete promesso di spendere miliardi in armi inchinandovi a un’Europa che non ci piace e che non sta facendo l’interesse nazionale e dei cittadini. Gli italiani ricorderanno questo governo per i suoi fallimenti e le promesse tradite’’, aggiunge il deputato pentastellato Leonardo Donno.
“Stiamo discutendo un documento fantasma, fuori dalla legge di contabilità, una semplice fotografia dell’esistente che non dice assolutamente nulla sul futuro del Paese. Eppure, il quadro economico è drasticamente peggiorato rispetto a quando è stato presentato il Piano strutturale di bilancio”, ha dichiarato il senatore dem Antonio Misiani.
“La guerra commerciale scatenata da Trump rischia di portare gli Stati Uniti in recessione e colpisce in pieno la nostra economia. La crescita è bloccata. Il Pil nel 2024 si è fermato allo 0,7%, e le previsioni per il 2025 sono state tagliate della metà, allo 0,6%. La produzione industriale è in calo ininterrotto da 25 mesi. Peggiorano anche le disuguaglianze e la povertà”, conclude Misiani.
“Il Dfp del governo è un ‘vuoto efficiente’: non contiene nulla, con l’effetto che altri attori o tendenze decideranno: il patto di stabilità che ha già imposto dal 2025 12 miliardi di tagli; il piano di riarmo dell’Europa e della Nato, con l’aumento della spesa militare a oltre il 3% del Pil; Trump, che ricatta con i dazi e viene ripagato con satelliti, armi e gas liquido”, dice il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi.
“Ma in questi tempi bui, di persone senza speranza che vogliono la lotta tra gli ultimi per riverire i primi, noi staremo alla luce del sole: vogliamo introdurre un’imposta sui grandi patrimoni, contrastare le speculazioni, abolire i vantaggi fiscali preventivi per le multinazionali, aumentare le Global minimum tax domestiche, fermare la corsa privatistica allo spazio. Staremo dalla parte giusta del conflitto di classe, in tutto il pianeta”, conclude Grimaldi.