Nella stagione delle fake news non poteva esimersi di dire la sua il presidente di Eur Spa, Roberto Diacetti. Non è vero che la Nuvola di Fuksas sta lavorando pochissimo, ha detto in un tweet il manager della società che controlla la struttura. Questi grandi eventi al centro congressi però li ha visti solo lui. Con pochissime eccezioni, le manifestazioni di interesse a utilizzare i padiglioni sono state infatti tutte ritirate. I costi non sono competitivi e l’opera sta rivelando ben altri disastri progettuali oltre al macroscopico errore che deturperà per sempre le geometrie urbanistiche dell’intero quartiere Eur 42. La costruzione spostata di due metri rispetto a quanto previsto nelle autorizzazioni del Comune invade il centralissimo Viale Europa e interrompe la visuale prospettica tra la basilica dei santi Pietro e Paolo e l’Archivio storico di Stato. Un errore che in un Paese normale porterebbe immediatamente a chiedere i danni a chi ha firmato il progetto e diretto i lavori. Qui però siamo in Italia e anche se la Nuvola porta il nome di Fuksas, il direttore dei lavori fino al 2008 è stato lo stesso architetto e lo stesso signore ha incassato parcelle per 24 milioni di euro (e 2,5 li ha dovuti già restituire), nessuno si permette di chiamare in causa l’archistar. Un genio – secondo il critico d’arte Vittorio Sgarbi – più nel farsi pagare fatture stratosferiche che nell’usare il compasso.
Quanti imprevisti – Stavolta però il guaio è troppo eclatante. E se anche il Comune ci metterà una pezza riducendo l’intera carreggiata (spostare la Nuvola evidentemente non è possibile) il committente Eur Spa o il Campidoglio stesso non potranno far finta di niente. Prepariamoci perciò a una nuova stagione di contenziosi, come se non bastassero quelli già azionati dal costruttore, la società Condotte Spa, costretta in corso d’opera a realizzare 22 varianti ai lavori e che ha presentato un conto da 200 milioni di euro. Richiesta che se sarà riconosciuta legittima farà quasi raddoppiare il costo totale del palazzo, ad oggi pagato 360 milioni di euro. Tanti soldi a fronte di un immobile che ha mostrato sin dall’inizio una serie di incongruenze progettuali. La prima di queste la segnalò la stessa commissione del Comune – siamo ai tempi della prima amministrazione Veltroni – evidenziando la presenza di acqua sotto l’area prescelta per costruire. Indicazione rivelatasi esatta e che comportò notevoli spese per risolvere il problema.
Niente bagni – Altri guai, persino più grossi, si scoprirono però strada facendo. Fuksas si era dimenticato di cablare il complesso e persino di prevedere i servizi igienici all’ultimo piano. Problemi risolti in corso d’opera con il supporto degli ingegneri e dei tecnici di Condotte. Nell’intero palazzo in realtà manca tutt’ora un’area attrezzata alla ristorazione – indispensabile in un’area dove si riuniscono centinaia di persone – e soprattutto manca un ingresso carrabile adeguato a far entrare i voluminosi stand d’ordinanza in ogni convention che si rispetti. Dettagli imperdonabili in un’opera costata così tanto e a fronte di scelte sulle quali invece non si è badato a spese, come le costosissime lampade Guzzini imposte dal progettista o le circa mille poltroncine di design firmate da Doriana Fuksas, moglie dell’archistar, alla modica cifra di mille euro ciascuna.
L’involucro complicato – Le opere immaginifiche, moderne e di impatto architettonico sono il marchio di fabbrica dei grandi progettisti. Maestri del design invidiati anche per la loro capacità di osare nei disegni, a costo di fare talvolta terribili figure. Ne sa qualcosa un mostro sacro come lo spagnolo Santiago Calatrava, che non ha avuto sempre la stessa fortuna con i suoi ponti, a partire da quello di Venezia insidioso per chi lo percorre. Anche Renzo Piano è stato molto criticato per una dimenticanza non banale nella Fiera di Milano. Le superfici a vetro sono difficili da raggiungere e pulirle costa moltissimo. Un precedente che non ha impensierito Fuksas nel realizzare il centro congressi dell’Eur. Il materiale della nuvola è una sorta di panno hi-tech difficile da lavare. Gli addetti devono calarsi dall’alto con le carrucole e per quanto puliscano “a secco” la polvere resta attaccata. Tanto è vero che a pochi mesi dall’apertura le tracce di sporco sono già visibili a occhio nudo. Un guaio facile da risolvere se solo si potesse smontare tutto e mettere l’involucro della nuvola in lavatrice. Opzione ovvianmente non prevista dal progettista.