Non solo i disastri della Nuvola dell’Eur, il centro congressi della Capitale. Ma anche i lavori infiniti del nuovo palazzo della Regione Piemonte, che dopo il primo bando del 2009, e ultimazione programmata per il 2012, non si sa ancora se termineranno e quando termineranno. Per carità, in Italia quando si parla di appalti e burocrazia le responsabilità sono a dir poco polverizzate. Ma non c’è dubbio che quando un progetto passa per le mani dell’archistar Massimiliano Fuksas, partito sessantottino in gioventù e poi approdato a parcelle multimilionarie al primo tratto di penna, il caos è all’ordine del giorno. Tra l’altro, proprio alla vigilia dell’inaugurazione della sua creatura romana, prevista per la fine di questa settimana, in un’intervista Fuksas è arrivato quasi a ripudiare l’infrastruttura, innanzitutto rinnegando il nome “Nuvola”, poi arrivando ad auspicarne una cessione ai tedeschi. Gli unici, a suo dire, in grado di dare un avvenire al nuovo cento congressi capitolino. Chissà, magari è una presa di distanza nei confronti di un’opera che è sfuggita di mano non solo alla politica, ma allo stesso Fuksas. Come ricordato da La Notizia del 14 ottobre scorso, dal primo bando predisposto nel 2002, valore dell’opera stimata in 130 milioni di euro, si è arrivati a un investimento complessivo di 467 milioni di euro. Il tutto per un’esplosione di costi del 260%. Un calvario cittadino che non ha impedito all’archistar di vedersi riconosciuta una parcella da 20 milioni di euro. Curiosamente è la stessa parcella riconosciuta a Fuksas per quella che attualmente è un’altra semi incompiuta, appunto il palazzo della Regione Piemonte. Qui il primo bando risale al 2009, con governatore Mercedes Bresso (Pd). Le carte parlano di un grattacielo di 181 metri, 41 piani e 70 mila metri quadrati di superficie. Il tutto sormontato da una veletta di vetro con giardino, per un valore complessivo dei lavori stimato in 260 milioni.
IL PIANO
La strategia adottata è stata quella del cosiddetto “leasing in costruendo”. In pratica all’esito della gara è stato individuato il costruttore materiale e una banca che ha anticipato i soldi per la costruzione. Dopodiché, complice la stipula tra la banca e la regione del contratto di leasing (locazione finanziaria), sarà proprio l’ente oggi guidato da Sergio Chiamparino a restituire all’istituto finanziario la cifra. Il tutto, spiega il bando, attraverso la corresponsione di venti canoni annuali maggiorati dell’interesse. All’assegnazione del bando, però, si arriva soltanto nel 2012, quando la gara viene assegnata per 202 milioni a un’Associazione temporanea d’imprese (Ati) con capofila Coopsette. Curiosità vuole che nel 2009 le carte dicevano che i lavori sarebbero dovuti finire tre anni dopo, ergo lo stesso 2012. E invece a quella data ancora si doveva iniziare. Poi, in tempi più recenti, c’è stato il problema che di fatto ancora oggi impedisce il completamento dei lavori. In pratica Coopsette è andata in crisi, con la successiva messa in liquidazione. Nel frattempo i lavori, a quanto pare eseguiti per più del 90%, sono costretti a fermarsi. Manca poco, ma ci sono comunque delle finiture importanti da completare, e soprattutto c’è un migliaio di pannelli esterni ancora da collocare tra nuovi di zecca e da sostituire con pannelli che nel mentre si sono rovinati. Ma chi può svolgere questi ultimi lavori?
IL LABIRINTO
E qui scatta il problema burocratico. La Regione, per risparmiare tempo e denaro sta provando a favorire la sostituzione di Coopsette con altre imprese dell’Associazione d’imprese. Ma c’è chi ritiene che a questo punto, con i lavori fermi da mesi e la liquidazione della società capofila sarebbe meglio un nuovo bando di gara. A quel punto, secondo qualcuno, si parlerebbe di fine lavori non prima del 2020. Cioè a 11 anni dal primo bando del 2009. In tutto questo Fuksas, in un recente sopralluogo sulle aree del cantiere ha trovato modo di polemizzare con le pubbliche amministrazione per l’uso di certi materiali e alcune varianti non condivise con lui. contestazioni che hanno prodotto la replica dei tecnici della Regione, che invece hanno detto che l’archistar era informato di tutto. Vai a sapere dove sta la ragione, viste le versioni discordanti che ciascuna delle parti ha fornito. Di sicuro Fuksas, per due opere che hanno impiegato una vita per vedere la luce (magari anche per colpa sua), ha incassato la bellezza di 40 milioni di euro. Non male per un ex sessantottino.
Twitter: @SSansonetti