In tre mesi Regione Lombardia ha pubblicato tre bandi per reclutare poco meno di mille medici in regione. Motivo della scarsità? Presto detto: i medici preferiscono andare nel privato, con contratti che garantiscono stipendi migliori e con più diritti. A forza di pagare la sanità privata è normale che la sanità pubblica ceda.
Sanità in crisi, in Lombardia mancano 922 medici un quarto dei quali (266) sono nel territorio di Ats
In Lombardia mancano oggi 922 medici, un quarto dei quali (266) sono nel territorio di Ats metropolitana di Milano e 45 dentro il perimetro della città. Da oggi un nuovo concorso riapre i termini e ci saranno meno di 30 giorni per presentare la domanda e coprire i posti vacanti.
A maggio e giugno ci sono stati altri due concorsi, praticamente andati deserti perché in tutta la regione si erano presentanti in quaranta. Di questi 40 medici hanno perso la possibilità di partecipare al concorso perché non avevano i requisiti. 30 medici per coprire un buco di 266 è la fotografia di come sia messa male la sanità lombarda.
Del resto le cause non sono difficili da individuare: la sanità privata promette più soldi, garantisce una maggior possibilità di fare carriera e – per assurdo – la sanità privata in Lombardia è garantita della politica molto di più di un qualsiasi posto nella sanità pubblica.
Solo nella città di Milano mancano 11 medici nel Municipio 6 (Giambellino, Lorenteggio, Primaticcio, Navigli, Barona), altri 8 nel Municipio 9 (Dergano, Maciacchini, Bovisa), 7 rispettivamente nei Municipi 5 e 7 (dal Ticinese – Romana a San Siro e Baggio), 5 rispettivamente nei Municipi 2 e 8 (da Crescenzago a Turro) e infine due al Municipio 4 (Vittoria).
A questo si aggiunge il buco di organico della guardia medica che dovrebbe coprire quasi 40 mila ore (un terzo solo in Ats Milano) e che non riesce a reclutare nuovi medici. In sostanza significa che nelle ore serali e notturne i cittadini milanesi non riescono a trovare medici disponibili in servizio. Eppure possono partecipare al bando i laureati in Medicina, iscritti al corso di formazione professionale della Regione.
Un corso non molto ambito, perché la borsa di studio è inferiore a quella che hanno i laureati che vanno a specializzarsi in ospedale. Al di là della retorica milanese il punto centrale resta sempre lo stesso: una differenza di 3-400 euro, può impedire a un giovane di scegliere la medicina territoriale, perché i costi della vita sono troppo alti. Anche per questo ancora una volta sono ammessi anche aspiranti camici bianchi da fuori Lombardia.
Il bando resta aperto 20 giorni (fino alle 16 dell’11 ottobre). Per iscriversi la procedura è online, dal portale “bandi online” di Regione Lombardia. Ci si registra e si presenta la documentazione richiesta per le sezioni alle quali si è interessati. Verificati i requisiti i candidati verranno poi convocati per accettare l’incarico e cominciare a lavorare. Nelle periferie milanesi – fra gli “ambiti” più scoperti – la Regione ha fatto un accordo con Aler per mettere a disposizione a canone ridotto spazi nei quali allestire gli studi medici. Una spesa in meno per chi inizia da zero.
Nella Lombardia governata fieramente dalla Lega lavorare nella sanità pubblica è una scelta di scarto rispetto a quella privata
Il punto politico però resta sempre lo stesso: nella Lombardia governata fieramente dalla Lega di Attilio Fontana (con la sanità riservata a Letizia Moratti) lavorare nella sanità pubblica è una scelta di scarto rispetto a quella privata. Con tutti questi anni in cui la sanità pubblica è stata demolita (da Formigoni in poi) è normale che qualsiasi neolaureato cerchi uno sbocco professionale nel privato. Distruggere la sanità pubblica è una scelta consapevole. Stupirsi della poco attrattività della sanità pubblica è una posa.