Un maxi sequestro preventivo di circa 48 milioni di euro è stato disposto dalla Procura di Milano nei confronti di Esselunga, società milanese operante nella grande distribuzione con supermercati a proprio marchio nell’Italia settentrionale e centrale.
Nei confronti di Esselunga scatta il sequestro preventivo di 48 milioni. L’accusa dei Pm di Milano: sistema illecito avviato fin dal 2016
L’inchiesta, condotta dal pm Paolo Storari, ha al centro una presunta somministrazione illecita di manodopera e una “complessa frode fiscale” attuata grazie al meccanismo dei “serbatoi di manodopera”, tanto che le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano sono state condotte con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate.
La società fondata da Bernardo Caprotti nel 1957, che attualmente ha circa 25mila dipendenti e nel 2022 ha registrato ricavi per 8,83 miliardi di euro, negli anni dal 2016 al 2022 avrebbe attuato un meccanismo fraudolento consistito nella fatturazione di operazioni giuridicamente inesistenti e nella stipula di contratti di appalto fittizi per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore. Sarebbero così state utilizzate fatture inesistenti per oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro.
Lo schema illegale che sarebbe stato utilizzato da Esselunga sarebbe lo stesso accertato in altre indagini condotte dal pm Storari su grandi gruppi della logistica e della distribuzione come Dhl e Brt. I rapporti di lavoro con Esselunga sono stati in alcuni casi “schermati” da società “filtro” che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (le cosiddette società “serbatoio”), mentre in altri sono stati intrattenuti direttamente con quest’ultime che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva e, nella maggior parte dei casi, quello degli oneri di natura previdenziale e assistenziale.
I lavoratori, formalmente dipendenti di una rete di cooperative e altre società e che lavoravano di fatto, secondo gli inquirenti, per Esselunga, erano costretti a “migrare” da una società all’altra per mantenere il lavoro. “La frode si caratterizza per la ricorrenza e l’elevato ammontare degli omessi versamenti Iva a carico delle società serbatoio” e “per l’ammontare dei contributi versati” che “risulta esiguo rispetto al numero di dipendenti in carico.
Tale circostanze potrebbe essere dovuta sia all’accesso ai benefici contributivi previsti dal Jobs Act per le nuove assunzioni, sia all’erosione della base imponibile contributiva mediante manipolazione delle buste paga attraverso l’inserimento di voci non imponibili quali diarie, trasferte, mensa e ristorni” in particolare “con riferimento al mondo cooperativistico”, si legge nel decreto.
La società fonda da Caprotti nel 1957 ha 25mila dipendenti e nel 2022 ha registrato ricavi per 8,83 miliardi di euro
Il sequestro d’urgenza è stato chiesto dai magistrati milanesi perché il meccanismo fraudolento sarebbe tuttora in atto, si legge nel decreto di quasi 100 pagine, “con rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Esselunga spa” A essere indagati sono l’ex direttore finanziario di Esselunga, Stefano Ciolli (in pensione da settembre 2022), e Albino Rocca, attuale direttore finanziario, oltre alla stessa società per la responsabilità amministrativa degli enti.
Sulla convalida del decreto dovrà esprimersi nei prossimi giorni il gip di Milano Domenico Santoro. In una nota diramata ieri Esselunga annuncia “la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività. Attendiamo con fiducia le verifiche e gli approfondimenti, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità”.