La Sveglia

Fregato chi rispetta le regole, ritornano gli esodati

Dal 1° gennaio 2027 oltre 44 mila lavoratrici e lavoratori rischiano di ritrovarsi senza reddito, senza contributi e senza pensione. Avevano aderito a misure di uscita anticipata – isopensione, contratto di espansione, fondi di solidarietà – firmando accordi su date certe di accesso alla pensione. Ora la certezza sparisce. Il requisito per la pensione anticipata salirà a 43 anni e 1 mese di contributi (uno in meno per le donne), mentre la pensione di vecchiaia slitterà a 67 anni e 3 mesi. Tre mesi di vuoto. Tre mesi senza niente. Non per errore. Per scelta.

È il solito copione. Chi ha rispettato le regole viene fregato da chi quelle regole le riscrive all’ultimo minuto. L’adeguamento automatico alla speranza di vita diventa la scusa per tagliare ancora. Intanto il 53,5% delle pensioni è sotto i 750 euro. Tra le donne la percentuale sale al 64,1%. Oltre 4 milioni ricevono integrazioni al minimo. Il governo che prometteva il superamento della legge Fornero ha solo azzerato la flessibilità in uscita, tagliato la rivalutazione e peggiorato tutto.

Il ritorno degli esodati non è una sorpresa. È un promemoria. In Italia il patto tra Stato e lavoratori vale finché serve a fare cassa. Poi si spezza. E chi resta fuori viene archiviato come danno collaterale, come se il tempo speso a lavorare non contasse più.

Intanto si continua a vendere la favola della pensione sostenibile. Ma sostenibile per chi? Non certo per chi lavora. Non certo per chi sperava di avere almeno un diritto intatto al momento di uscire. A chi servono le regole, se non proteggono nessuno quando saltano? A chi serve un sistema, se funziona solo per chi lo governa?