Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, l’attuale campagna elettorale per le europee non può prescindere da un chiara posizione sui conflitti internazionali. Pensando a quanto sta accadendo a Gaza, non trova che il bisogno di giustizia stia trasformandosi nella più atroce delle vendette?
“Una carneficina non può essere considerata “bisogno di giustizia”. A differenza di molti politici, trasformatisi in tifosi, io sono stato al valico di Rafah, alla porta dell’inferno. Ho visto con i miei occhi i beni che il governo israeliano blocca al confine e non consente di far entrare. Una incubatrice è un pericolo? Vietare l’ingresso di stampelle, incubatrici, presidi medici e persino delle merendine risponde al bisogno di giustizia per quanto compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso? Direi di no. E a quanti continuano a dire fesserie su Gaza, dico di ascoltare le parole del procuratore del Tribunale dell’Aja che chiede l’arresto di Netanyahu, del suo ministro alla difesa e dei vertici di Hamas. Siamo di fronte a crimini contro l’umanità e la Storia chiederà il conto a tutti coloro che stanno giustificando o voltando la testa dall’altra parte”.
Fin dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina si è detto contrario all’invio delle armi a quest’ultima nella logica del perseguimento della via diplomatica e in nome del pacifismo. La resistenza all’invasore e la difesa della patria, tanto significativa nella storia della sinistra e ribadita dalla Costituzione all’articolo 52, che fine fa?
“A chi come me era contrario all’invio delle armi sin dal primo momento è stato spiegato che gli invii avessero l’utilità di raggiungere un punto di equilibrio militare sul campo, per poter poi far entrare in campo la diplomazia, in posizione di maggiore forza. Ma questo punto di equilibrio quando arriva? Chi lo stabilisce? Se l’aggressione di Putin all’Ucraina deve essere risolta per via militare vuol dire che una parte consistente dei bilanci degli stati debba essere impegnata in armi. Temo si stiano sottovalutando gli effetti devastanti della dinamica bellica e della corsa al riarmo, che investono l’Europa e le giovani generazioni.E attenzione, la difesa della patria rischia di diventare il comodo armamentario ideologico, buono a destra e a sinistra, per giustificare che una quota di Pnrr possa servire a produrre munizioni invece che pannelli per il fotovoltaico. Sin dal primo giorno abbiamo espresso dubbi su questa impostazione. Eravamo da soli, all’inizio, ma non ce ne siamo mai preoccupati. Oggi questi dubbi vengono espressi da altre forze politiche e dalla maggioranza dei cittadini italiani ed europei, che paiono avere più memoria e più consapevolezza dei rischi di un’economia di guerra che privilegia i bombardieri alle macchine per una risonanza magnetica”.
Venendo alla politica interna, il governo – sventolando gli ultimi dati Istat che attestano il trend occupazionale in crescita – ci racconta che in Italia finalmente le cose iniziano ad andare bene per il lavoro. È davvero così?
“Meloni dice sciocchezze. Diventano bestemmie se rapportate alla condizione di milioni di persone che pur lavorando non mettono il piatto a tavola per i figli, a causa degli stipendi bassi e dell’inflazione che si è mangiata un mese di stipendio all’anno. L’Istat ha certificato l’aumento della povertà, soprattutto fra giovani e donne e soprattutto al Sud. Giovani e donne del Sud sono ormai una categoria sociale, caratterizzata da bassi salari e precarietà. Le cose possono migliorare eliminando la precarietà e alzando gli stipendi. Non è questo il governo giusto per rispondere alle rivendicazioni dei lavoratori e delle persone in difficoltà. Tocca costruire un’alternativa seria e Alleanza Verdi Sinistra è attore principale dell’alternativa”.
Lavoro povero e precario unito ad una sanità che rischia di trasformarsi da diritto costituzionale a privilegio per pochi. Il ddl sull’autonomia differenziata non rischia di alimentare ulteriori diseguaglianze?
“Lo Spacca-Italia metterà fine in maniera formale e sostanziale all’unità nazionale. Perché essere cittadini italiani non significherà più nulla. I diritti dipenderanno dalla città o dalla regione in cui capiterà di nascere. E questo avviene per mano del partito dei patrioti, dei nazionalisti. È talmente surreale questa storia che abbiamo ribattezzato Fratelli di Mezza Italia il partito di Meloni. Già oggi chi nasce al sud ha un’aspettativa di vita diversa rispetto a chi nasce al nord, per effetto della povertà economica e sociale. Lo Spacca-Italia cristallizzerà la situazione. Non lo consentiremo”.
Nelle mire di questo governo anche il passaggio al premierato e la separazione delle carriere. Il primo è un “cavallo di battaglia” di Fratelli d’Italia, il secondo è un obiettivo storico di Forza Italia. Avremo un paese politicamente più stabile e un sistema giudiziario più giusto?
“Sono abbastanza certo che Meloni perderà questa partita e che la Costituzione italiana rimarrà così come è. Loro vogliono devastare l’idea di paese che dalla Costituzione è nata. Siamo una democrazia parlamentare, con l’equilibrio dei poteri fra la politica e la giustizia, con il ruolo del presidente della Repubblica a fare da garante per tutti. Meloni vuole l’accentramento del potere politico, la riduzione del controllo giudiziario e lo sbilanciamento delle competenze ai territori. Tutto questo riduce il presidente della Repubblica e il Parlamento a dei passacarte”.
Veniamo invece a una grande sfida dei nostri tempi: la transizione ecologica. Non c’è il rischio che i costi di questa pur necessaria “rivoluzione green” ricadano sulle tasche dei cittadini meno abbienti, facendola apparire come un battaglia elitaria e non popolare?
“Intanto per ora stiamo assistendo passivamente ai costi che la crisi climatica sta scaricando sulle persone, sui territori, con distruzione, danni e lutti. Quindi bisogna agire con la massima urgenza, per evitare il tracollo. Quel che non è chiaro ai climafreghisti della destra è che la posta in gioco non è uno spritz in più o in meno, ma la sopravvivenza della specie umana. Partiamo da questa consapevolezza per dire una cosa altrettanto chiara: sono i grandi interessi economici a manovrare sussidi e scelte economiche, con la politica in posizione di sudditanza. Noi vogliamo rovesciare l’ordine e dire che la politica deve decidere e guidare la transizione. Abbiamo una proposta semplice: un fondo europeo di 2mila miliardi di euro per investire nella transizione e proteggere il lavoro. Di certo non proteggiamo il lavoro negando la produzione dell’auto elettrica, o la ricerca sull’auto a idrogeno”.
Molto ha fatto discutere la scelta di candidare Ilaria Salis. Lasciando l’Ungheria e pensando alle carceri italiane, come se la passa il nostro paese? Pensiamo anche ai recenti fatti nell’IPM Beccaria.
“Male. La condizione delle carceri in Italia è pessima ed è tema di cui ci occupiamo da anni. In questa legislatura, inoltre, al dossier dei diritti dei detenuti ci lavora la senatrice Ilaria Cucchi. Stiamo avanzando diverse proposte a riguardo, iniziando a ridurre il sovraffollamento, che determina condizioni invivibili anche per gli operatori che nelle carceri lavorano. Proviamo, per esempio, a depenalizzare il consumo di droga? Sfidiamo sulla cultura garantista e dei diritti un governo che vuole depenalizzare i reati fiscali. Quel che vorremmo è che l’Europa arrivi anche nelle carceri. L’Europa per noi è la promessa della liberazione e dei diritti compiuti, anche per chi è in condizione di detenzione”.
A proposito di candidature, cosa nei pensa dei leader di partito che corrono per un posto a Bruxelles sapendo che mai lo occuperanno?
“Tecnicamente si definisce truffa”.