I numeri, come noto, sono argomenti testardi. Di conseguenza anche i sondaggi lo sono. Per carità, lo sappiamo bene che il giochetto è sempre lo stesso: nel momento in cui sono positivi per la forza politica vengono presi in considerazione, quando invece disegnano uno scenario negativo rispetto al passato si snobba ogni dato ritenendolo poco affidabile.
Eppure ci sarà una ragione se nella prima Supermedia AGI/YouTrend del 2023, rispetto all’ultimo dato registrato a fine dicembre 2022, si segnala un’unica variazione alquanto eclatante: la flessione di Fratelli d’Italia, che perde circa 7 decimali e torna sotto il 30%. Il dato, fanno sapere gli esperti, potrebbe essere un’oscillazione fisiologica oppure un’effettiva diminuzione nei consensi.
Comunque è significativo perché si tratta della prima inversione di tendenza da molti mesi a questa parte per quanto riguarda Fdi. La notizia positiva, per il partito della premier, è che non si registrano avanzamenti significativi per nessuno dei suoi competitor, né all’interno al centrodestra né tra le principali forze di opposizione, ma questa è un’altra storia. Resta tuttavia la domanda: per quale ragione Fratelli d’Italia ha perso una fetta del proprio consenso considerando che sono trascorsi solo pochi mesi di governo?
Il motivo, a ben vedere, va ricercato proprio in quei mesi di governo che di fatto sono stati contrasegnati da provvedimenti che da una parte non hanno inciso più di tanto sull’elettorato di destra, e dall’altra hanno rivelato la natura spessa propagandistica di alcune norme. Un esempio? Il decreto anti-rave, nato proprio dopo un rave organizzato a Modena.
Inizialmente l’idea del governo era quello di punire in maniera spropositata ogni tipo di manifestazione, tanto che all’indomani del provvedimento stesso tante furono le proteste soprattutto provenienti dalla società civile per una norma che avrebbe fortemente limitato la libertà di espressione e manifestazione.
Risultato? Rapido dietro-front per evitare che venisse approvata una norma lesiva dei diritti costituzionali. Insomma, un’accelerazione “spot” all’indomani di un rave mentre nel resto d’Italia i problemi erano evidentemente altri. Passano poche settimane e ci risiamo.
Tre navi di tre diverse Ong soccorrono un migliaio di migranti in mare aperto e fanno rotta verso la Sicilia per dar loro riparo, ristoro, rifugio. E il governo che fa? Subito prende in mano la situazione col ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. L’idea è per certi versi bislacca: si decide di far scendere dalla nave solo le persone “fragili”. Una categoria che evidentemente non esiste nel diritto, specie se si considera che parliamo di persone che hanno affrontato sevizie, torture, viaggi lunghi mesi.
Eppure l’esecutivo pare fermo sulla sua linea. Se non fosse che dopo due giorni – repetita iuvant: due giorni – vengono fatti scendere tutti i migranti. Risultato: figura barbina del governo che si diceva autoritario. E per mettere una pezza l’esecutivo entra in conflitto con la Francia di Emmanuel Macron e per poco non si rischia una pesante crisi diplomatica.
Una manovra tiepida
Accanto alle norme spot e propagandistiche che nulla hanno cambiato negli equilibri di Stato (tanto per dire: i migranti continuano – giustamente – a sbarcare, anche con le Ong), ci sono anche i provvedimenti che hanno scontentato lo stesso “pubblico” del centrodestra.
A cominciare dalla Manovra da cui – è inutile nasconderlo – ci si sarebbe aspettato molto molto di più. E invece? Solo liti interne, passi falsi, dietrofront inspiegabili. Un esempio su tutti? La boutade sul pagamento con il Pos. La premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parevano certi che sarebbero riusciti a vietare i pagamenti col Pos sotto i 30 euro.
E invece? Dopo aver annunciato la norma, sono stati costretti a tornare sui loro passi. Niente di fatto. E ancora: tutti erano certi che il governo sarebbe riuscito a fissare il tetto al contante a 10mila euro. E invece? Niente, siamo scesi a 5mila, poi si è tornati a 10mila, dunque nuovamente a 5mila, infine è stato detto che era tutto uno scherzo: di fatto, non si è fatto nulla.
E il risultato è una Manovra scarna, tiepida che non cambia di molto la struttura economica del Paese. Stesso dicasi per l’avversione al Reddito di cittadinanza: osteggiato e criticato, si diceva che la sua abolizione sarebbe stato il primo provvedimento del governo di destra. Tutto falso. Alla fine anche i meloniani hanno dovuto rendersi conto, al di là di ogni annuncio, che eliminare tout-court un provvedimento esiziale per il welfare come il Reddito di cittadinanza non è poi così facile. Dunque: meglio prendere tempo.
Né è andata meglio sugli altri fronti. L’impressione in definitiva è che sulle varie questioni ci sia tanta propaganda e poche idee chiare. Col rischio che si vada avanti a continui spot e frasi fatte. Qualche esempio? Le continue dichiarazioni, a ogni pié sospinto, sulla necessità di realizzare il Ponte di Messina, di cui non a caso ha parlato anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini; o ancora le decisioni del ministro della Salute Orazio Schillaci in merito sia alle misure di restrizione (che in parte il dicastero si è rimangiato), sia ai medici e agli infermieri no-vax tornati prontamente (e forse prima del tempo?) sul luogo di lavoro.
La goccia e il vaso
Ma forse la ragione per cui c’è stato un piccolo crollo nei sondaggi va ritrovato nella partita persa sul delicatissimo tema delle accise. Dopo che il governo Meloni ha bloccato in legge di bilancio il taglio delle accise voluto dal precedente esecutivo, motivandolo con la necessità di concentrare le risorse su altre forme di aiuto per affrontare il caro energia, la leader di Fratelli d’Italia ha detto in una diretta social di non aver promesso il taglio delle accise il campagna elettorale.
“Non l’ho mai detto in questa campagna elettorale perché sapevo in che situazione mi sarei trovata”, ha spiegato. Tuttavia, il taglio delle accise è nero su bianco nel programma di FdI. Basta andare al punto 17 del programma elettorale, dove si parla di “sterilizzazione delle entrate dello Stato da energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Purtroppo le bugie hanno le gambe corte. E i sondaggi pure.