Il sindaco leghista di Foggia Franco Landella è tra le cinque persone destinatarie di un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari della cittadina pugliese. I cinque sono ritenute a vario titolo responsabili dei reati di corruzione e tentata concussione. Landella è agli arresti domiciliari.
Franco Landella: il sindaco leghista di Foggia arrestato per corruzione e concussione
Il comunicato della polizia dice che nell’ambito delle indagini condotte dalla Polizia di Stato di Foggia e dal Servizio Centrale Operativo, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, questa mattina le forze dell’ordine hanno eseguito una ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Foggia a carico di 5 persone. Tra queste il sindaco di Foggia e altri locali amministratori, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di corruzione e tentata concussione.
Il nome del sindaco di Foggia si trovava infatti nella relazione del ministero dell’Interno in cui si enumeravano i contatti tra i consiglieri comunali e i clan mafiosi di zona. Il 4 maggio scorso Landella aveva dato le dimissioni al termine di una lunga polemica con l’opposizione. Successivamente le forze dell’ordine lo avevano perquisito e avevano sequestrato il suo cellulare.
Il ministro dell’Interno, nelle scorse settimane, ha insediato una commissione per valutare se esistono le condizioni per lo scioglimento. Si parla di “collegamenti ambigui e discutibili di amministratori con soggetti orbitanti, se non appartenenti, a gruppi mafiosi locali”. Secondo i racconti dei siti locali i clan hanno condizionato l’attività amministrativa del Comune nei lavori pubblici, i tributi, i servizi cimiteriali, dall’appetito famelico dei clan. Lo scopo è appropriarsi del controllo di strade e quant’altro in ogni angolo della città. E in qualsiasi momento.
Gli arresti di Foggia
Nella relazione consegnata ai membri della commissione è presente un paragrafo dedicato al primo cittadino. Eletto nel 2014 e confermato nel 2019 alla guida del comune. Che secondo il documento raccontato dal Fatto è “dilaniato dalle guerre tra le batterie “Moretti-Pellegrino”,“Sinesi – Francavilla” e “Trisciuoglio – Prencipe -Tolonese ” che negli ultimi anni avevano deciso di cambiare strategia: superando la spartizione del territorio e le sanguinose faide, avevano optato per una cassa comune in cui i soldi delle estorsioni sarebbero stati divisi fra i tre gruppi”.
All’arresto, il 10 febbraio, di un consigliere comunale, Bruno Longo, erano seguiti il 30 aprile i provvedimenti cautelari a carico di altri due esponenti di maggioranza, l’ex presidente dell’assemblea municipale Leonardo Iaccarino e Antonio Capotosto. Con le accuse, a vario titolo, di corruzione tentata induzione indebita e peculato, unitamente a un imprenditore sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Iaccarino era stato sfiduciato dall’assemblea dopo la vicenda dei colpi di pistola esplosi dal balcone della sua abitazione la notte di Capodanno e del video relativo diffuso sui social. Peraltro dal 10 marzo si è insediata una commissione prefettizia incaricata di verificare se sussistano pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’amministrazione comunale. Qualche giorno fa Landella era risultato indagato insieme alla moglie, che è una dipendente comunale e faceva parte del suo gabinetto. Il primo cittadino si era presentato il 17 maggio in Procura per rendere dichiarazioni spontanee ai pm che stanno indagando.