Gli uItimi sondaggi diffusi venerdì annunciano un presidente En Marche – come il nome del movimento che ha fondato – sull’Eliseo. Al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Francia, Emmanuel Macron è dato nettamente per vincitore. Le ultime rilevazioni parlano di un 62 per cento contro il 38 per cento di Marine Le Pen. Una forbice che si è dunque allargata rispetto al 59-41 indicato al termine del primo turno. E in ogni caso non ha fatto registrare la temuta rimonta della leader del Front National nell’ultimo duello televisivo, che è stato portato avanti con toni molto accesi. L’ex ministro socialista sta così per compiere il suo capolavoro politico. E, nonostante sia a caccia dei voti decisivi per diventare presidente, non ha ceduto alle pretese della Cgt, la sigla sindacale più importante. Di fronte alla richiesta di ritocco alla riforma del lavoro, Macron ha scandito: “Non è la Cgt che va al secondo turno delle presidenziali, non sarà la Cgt che guiderà il Paese”. Parole che sembrano guardare oltre il ballottaggio, consolidando il profilo liberale del progetto politico. Una mossa che lo proietta già alle elezioni legislative (primo turno l’11 giugno, secondo il 18) che rinnoveranno il Parlamento, ridisegnando la nuova maggioranza. Un appuntamento che potrebbe ribadire la fiducia dei francesi nei suoi confronti.
Tentativi vani – Macron ha ricevuto anche l’ultima conferma dai sondaggi, quella più importante: “Il 54 per cento di coloro che hanno votato per Jean-Luc Mélenchon esprimono un’intenzione di voto a favore di Macron. Sono dieci punti in più rispetto ad alcuni giorni fa”, ha spiegato il direttore degli studi politici dell’istituto Elabe, Yves-Marie Cann. Un dato che ha un significato ben preciso: Le Pen ha fallito il tentativo di scrollarsi di dosso l’immagine di un profilo di estrema destra, cercando di raggranellare voti dall’area della sinistra di Mélenchon, che in gran parte resta comunque orientata all’astensione ritenendo i candidati all’Eliseo due facce della stessa medaglia. Uno degli aspetti, venuto a galla in queste battute di campagna elettorale, è relativo all’affluenza che rischia di non andare oltre il 75 per cento, diventando la più bassa da 1969.
Ultime ore – La Le Pen le ha provate tutte, alzando i toni della campagna elettorale con l’accusa rivolta a Macron di essere al servizio dei poteri forti internazionali e di non voler fare gli interessi della Francia. Ma la strategia non ha pagato granché: nelle ultime apparizioni pubbliche è stata infatti bersagliata da un lancio di uova da parte di alcuni attivisti di sinistra. Un segnale ben preciso, che peraltro potrebbe avere risvolti nel suo stesso partito. Dietro la partita del ballottaggio, infatti, la numero uno del Fn si gioca pure la leadership: contro di lei è cresciuta la fronda contraria al rinnegamento “delle origini” di destra. Al suo posto già scalpita la giovanissima nipote Marion Maréchal Le Pen. Secondo gli osservatori francesi, un risultato al secondo turno sotto quota 40 per cento sarebbe fatale per “Marine”. Mentre per Macron qualsiasi zero-virgola sopra il 50 per cento può rappresentare un successo. Lo scorso anno, del resto, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe stato lui a raccogliere l’eredità di François Hollande.