Francesco Le Foche si trova in terapia intensiva dopo essere stato aggredito da un suo paziente. Le Foche è molto conosciuto dal pubblico per essere stato ospitato diverse volte in programmi televisivi.
Francesco Le Foche, come sta: chi è l’immunologo
Francesco Le Foche è un medico immunologo ed è attualmente ricoverato in terapia intensiva a causa di una brutta e spiacevole aggressione. Ora rischia di essere sottoposto ad un intervento chirurgico alla zona oculare. Nato a Sezze, in provincia di Latina, nel 1957, si è laureato in Medicina e chirurgia all’università Sapienza di Roma nel 1985, Le Foche è iscritto all’ordine dei medici di Latina ed è uno specialista in Allergologia e immunologia clinica Ha iniziato a lavorare all’Istituto di Malattie infettive e tropicali del Policlinico Umberto I Sapienza Università di Roma, dove lavora come responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia.
Il suo volto e il suo nome sono riconosciuti dall’opinione pubblica perché nel periodo pandemico è stato spesso ospite di programma televisivi in qualità di esperto. Ad esempio ha preso più volte parte a Domenica In con Mara Venier e a Porta a Porta con Bruno Vespa. A novembre 2020 ha pubblicato il libro “Sì, andrà tutto bene: ecco perché il Covid-19 sarà sconfitto“.
Perché è stato aggredito
Il medico è stato violentemente colpito da un suo paziente di 36 anni e si trova ricoverato in terapia intensiva all’Umberto I per un grave trauma facciale. Secondo quanto ha appeso l’Ansa, Le Foche è “in condizioni critiche ma non in pericolo di vita”. Il 36enne, ora in stato di arresto con l’accusa di tentato omicidio, avrebbe accusato il noto professionista di aver sbagliato la terapia e i farmaci per la cura di una infezione alla colonna vertebrale.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha commentato la vicenda. “L’episodio di violenza lascia sconcertati e basiti”, ha detto. “Abbiamo previsto misure importanti per presidiare la sicurezza degli operatori sanitari che lavorano nelle strutture del Ssn. Ma è evidente che dobbiamo lavorare per promuovere un cambiamento culturale che permetta di riscoprire l’alleanza tra medico e paziente”.