Avrebbe dovuto essere il processo del secolo e invece è finito prima di cominciare. La causa di Dominion contro Fox News, il network di informazione che ha ferocemente sostenuto Donald Trump, si è già conclusa con un patteggiamento da 797,5 milioni di dollari. Dominion (azienda che si occupa di voto elettronico) nel 2021 aveva fatto causa a Fox per diffamazione chiedendo danni per 1,6 miliardi di dollari.
Il network Usa Fox News sborsa 797 milioni per diffamazione. Ma chi ha rilanciato le bufale non pagherà nulla
Al centro del contenzioso le teorie della cospirazione sulle elezioni del 2020 cavalcata dall’emittenteche, in onda, ha più volte definito truccati a favore di Joe Biden i dispositivi di voto di Dominion e ha accusato i dipendenti della società di aver pagato mazzette ai funzionari elettorali. Fox aveva anche confezionato la notizia che Dominion avesse lavorato in passato per il leader del Venezuela Hugo Chavez.
Inutile dire che la teoria del complotto ha trovato terreno fertile anche qui da noi. La sera del 9 novembre Matteo Salvini dichiarava di non voler riconoscere la vittoria di Biden e di voler aspettare che venisse fugato ogni dubbio. Il 6 novembre Salvini aveva dichiarato che negli Usa “in alcune contee ci siano più voti che elettori, più schede che cittadini”. Il deputato leghista Guglielmo Picchi, ad esempio, aveva scritto il 4 novembre un lungo status su Facebook contenente svariate accuse infondate e bufale. Alessandro Pagano, altro deputato della Lega, il 9 novembre del 2020 aveva poi continuato a portare avanti la linea del sostegno a Trump e alle sue accuse di brogli, riprendendo su Facebook alcune teorie complottiste.
Nel sistema giuridico Usa la diffamazione si concretizza quando le falsità vengono diffuse con “concreta malizia”, cioè con la consapevolezza che si tratta di menzogne, o per lo meno con “sconsiderato disprezzo” per la verità. Fox ha mentito sapendo di mentire? Evidentemente sì. Dominion ha diffuso informazioni che raccontano di mail, messaggi e di altre conversazioni tra i commentatori del network che smentivano privatamente le loro stesse affermazioni fatte in pubblico.
Il magnate proprietario del network, Rupert Murdoch chiese addirittura a Suzanne Scott, amministratrice delegata della sua rete televisiva, di far dichiarare dai conduttori delle trasmissioni che le elezioni erano state vinte da Biden sentendosi rispondere dalla Scott: “In privato siamo tutti d’accordo su questo, ma dobbiamo stare attenti a non metterci contro i nostri telespettatori”. In una testimonianza durante l’istruttoria, Murdoch ha riconosciuto di aver accettato questa tesi: “Avrei potuto bloccare i nostri conduttori ma non l’ho fatto”.
Tutti erano consapevoli che non ci fosse nessun broglio elettorale e che la vittoria di Biden fosse cristallina. Negli Usa in queste ore è acceso il dibattito su cosa abbia potuto spingere un’emittente televisiva a diffondere informazioni false. La risposta è molto più semplice di quello che si crede: Fox News ha detto ai suoi telespettatori quello che i suoi telespettatori volevano sentirsi dire, anche negando la realtà. Immaginate cosa accadrebbe qui da noi se un tribunale si mettesse in testa di giudicare le falsità raccontate con malizia. Immaginate se volessimo prenderci la responsabilità di riconoscere la differenza tra una chiave di lettura e un travisamento della realtà.
La lezione del processo contro Fox potrebbe essere l’apertura di una riflessione che non accadrà mai qui da noi. Perché ciò che ci si ostina a non capire è che ognuno è libero di avere la propria opinione ma ognuno non è libero di inventare i propri fatti. Compresi gli affezionati italiani di Fox News che oggi stanno al governo.