Una restaurazione la noti da molti particolari. C’è il ritorno di idee, anche quelle più reazionarie, che nessuno aveva più il coraggio di proporre, c’è lo sdoganamento di pratiche politiche che fino a pochi mesi prima sarebbero state scandalose e poi c’è il ritorno di antichi personaggi portatori di un’epoca. Nel giro di poche ore sulla ribalta politica nazionale sono riapparsi Roberto Formigoni e Salvatore Cuffaro, incuranti delle condanne giudiziarie ma soprattutto delle condanne politiche di un’era che hanno diversamente cavalcato lasciando solo macerie.
Che si tratti di mafia o corruzione, le condanne non contano niente. Anzi, per la casta fanno pure curriculum
“Sembra fantascienza”, come dice il dem Pierfrancesco Majorino, e invece è un giorno di maggio del 2023. Salvatore Cuffaro è stato eletto segretario all’unanimità al XX Congresso nazionale della Dc che si è tenuto presso il centro congressi Sheraton de Medici, a Roma. Solo a febbraio l’ex governatore della Sicilia aveva estinto la sua interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria alla condanna per favoreggiamento alla mafia.
“Il mio tempo per le candidature è finito”, aveva annunciato stentoreo l’ex presidente siciliano. Forse ci ha ripensato. Sembrano dimenticati i cannoli con cui Cuffaro festeggiava la condanna in primo grado per il processo alle “talpe” alla Dda di Palermo. Era stato condannato per avere informato il boss mafioso Giuseppe Guttadauro di essere intercettato eppure esultava: non essere stato condannato per favoreggiamento della mafia era già un buon motivo per essere felici. Non andrà a finire bene: il 22 gennaio del 2011 per lui si aprono le porte del carcere di Rebibbia e l’aggravante mafiosa è scritta nero su bianco nella sentenza di Cassazione.
Cuffaro eletto segretario della Democrazia cristiana
Ce n’è abbastanza per consigliare un buen retiro ma Cuffaro non la pensa così: “Riprendendo ciò che disse Martin Luther King 60 anni fa, we have a dream. Abbiamo un sogno, bellissimo e difficile ma non utopico. Vogliamo un Paese dove noi, i nostri figli, i nostri nipoti possano vivere in un sistema politico democratico e popolare. Vogliamo un Paese dove si possa votare un partito di valori, libero, aperto, plurale, che garantisca diritti, giustizia, e libertà. Un partito, la Democrazia Cristiana, che sia protagonista nella politica e nella società”, ha dichiarato Cuffaro dopo l’elezione.
Non basta nemmeno una condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione a far desistere Roberto Formigoni dal ritorno in politica. Dopo 18 anni di presidenza della Regione Lombardia ai quali vanno aggiunti 8 anni da deputato (prima dell’era da governatore) e 5 da senatore l’ex presidente (e punto di riferimento di Comunione e Liberazione) starebbe parlando di una sua ricandidatura alle europee con Fratelli d’Italia voluta – secondo le indiscrezioni – dal presidente del Senato Ignazio La Russa: i due ne avrebbero discusso durante un pranzo in un ristorante vicino al palazzo della Regione Lombardia.
Formigoni medita il ritorno in pista con un seggio al Parlamento europeo
Non pesano le sentenze che raccontano come tra il 1997 e il 2011 61 milioni di euro di fondi della Fondazione Maugeri e dell’ospedale San Raffaele furono sottratti illecitamente e usati per pagare mazzette in cambio di favori e rimborsi ai due enti. “Soldi tolti ai malati per i suoi sollazzi”, sottolineò nella requisitoria del processo di primo grado l’allora pm Laura Pedio. Ma non sembra essere un intralcio: Formigoni sarebbe la pedina perfetta per il partito di Giorgia Meloni per riuscire a strappare gli ambienti ciellini a Forza Italia e diventare la forza sistemica dell’impianto politico lombardo. Il potere val bene una messa. Del resto un perdono disponibile si trova sempre. Anche alla faccia dei cittadini.