Indagato per l’affaire camici dai pm di Milano e poco dopo promosso ad altro incarico dal governatore Fontana. Strano tempismo e destino quello toccato all’ex ad di Aria, Filippo Bongiovanni, che dopo esser finito sul registro degli indagati assieme al presidente della Lombardia Attilio Fontana e al cognato Andrea Dini, titolare della Dama spa, è stato promosso a coordinatore del Sistema delle società regionali (Sireg) che comprende enti come l’Arpa ma anche Finlombarda, le aziende ospedaliere, l’Aler e le aziende a partecipazione regionale come Fnm. Eppure è proprio quanto disposto ieri dalla giunta regionale in quella che è stata l’ultima riunione prima della pausa estiva.
Del resto la questione era scottante perché Bongiovanni dopo la deflagrazione dell’inchiesta. pur dicendosi innocente, aveva chiesto di essere assegnato a nuovo incarico in quelle che, a molti, erano sembrate dimissioni che avevano creato non pochi grattacapi al Pirellone. Al suo posto di direttore di Aria, sempre ieri, la Giunta ha scelto Lorenzo Gubian, ossia l’ideatore del sistema che ha permesso al Veneto, incrociando diverse banche dati, di identificare nomi, luoghi e contatti stretti di ogni contagiato.
M5S NON CI STA. Quel che è certo è che la promozione dell’ex ad di Aria non ha di certo calmato le acque attorno al Pirellone dove le opposizioni promettono battaglia. Proprio il nuovo incarico a Bongiovanni non convince il capogruppo 5s al consiglio regionale della Lombardia, Massimo De Rosa, secondo cui: “Innocenti fino a prova contraria, però, la politica, soprattutto oggi, meriterebbe di essere più credibile. Al contrario i lombardi, con questa Lega al comando, devono assistere alla nomina di personaggi indagati”.
Per lui con questa mossa “forse Fontana chiederà a Lorenzo Gubian (sostituto di Bongiovanni in Aria, ndr) di aiutarlo a capire dove ha sbagliato” sul covid anche se “ci vuole un miracolo per trasformare Fontana in Zaia”. Tuttavia, a suo dire, questa nomina è il segno di “una rottura in casa Lega”, con “Salvini che si allontana da Zaia e Fontana che si allontana da Salvini imitando il modello Zaia”.
NERVO SCOPERTO. Nel frattempo non accenna a rallentare l’inchiesta sulla fornitura, da mezzo milione di euro, di Camici e altro materiale da parte della Dama, società di cui la moglie del governatore Fontana detiene una quota e di cui il cognato è titolare, ad Aria la cosiddetta centrale appaltante del Pirellone. A tempo di record, infatti, è iniziata l’analisi dei contenuti del cellulare sequestrato a Dini e in cui i magistrati, come si legge nel decreto di perquisizione, stanno passando al setaccio le chat e le telefonate per individuare le “interlocuzioni con gli altri protagonisti della vicenda” e anche le eventuali prove del presunto tentativo di vendita, non andato in porto, dei dispositivi di protezione individuale promessi alla Regione ma mai consegnati dopo che la fornitura è stata convertita in donazione.
Si tratta dei 25 mila camici, trovati dai finanzieri in un magazzino di Dama, che, secondo i pm, il cognato di Fontana avrebbe provato a rivendere ad alcune aziende locali per rientrare delle perdite. Non solo. La procura di Milano in queste ore sta lavorando anche sul conto estero del governatore, scudato in Svizzera, da cui sarebbe partito anche un tentativo di bonifico da 250 mila euro al cognato in segno di risarcimento. Operazione che, però, è stata bloccata in quanto finita nel mirino dell’antiriciclaggio della Banca d’Italia che l’ha ritenuta sospetta e l’ha segnalata alla Procura.