L’ampliamento dell’area cargo dell’aeroporto di Malpensa, previsto nel Masterplan Malpensa 2035, licenziato nel giugno scorso dalla giunta regionale guidata dal leghista Attilio Fontana, e ora in attesa della valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, rischia di fagocitare 45 ettari della Brughiera del Gaggio, in provincia di Varese. Zona di grande interesse naturalistico e storico, con la sua speciale vegetazione e i reperti delle due guerre mondiali, l’area fa parte del Parco del Ticino e rappresenta una quota consistente – il 20% – del territorio totale della brughiera del Gaggio.
Ad opporsi al progetto sono non solo le associazioni ambientaliste (Legambiene, Lipu, Fai e WWF), ma anche i sindaci di Castano Primo, Turbigo, Vanzaghello, Robecchetto con Induno e Nosate che hanno deciso di esporre gli striscioni “Salviamo la brughiera” nei rispettivi municipi. E non bastano le promesse di “compensazione ambientale” contenute nel Masterplan, visto che, sostengono le associazioni ambientaliste, “queste compensazioni prevedono, peraltro, l’ampliamento e la costruzione di nuove strade, generando così altro consumo di suolo”.
Contro l’ennesimo scempio ambientale (la Lombardia è prima tra le regioni in Italia per il consumo di suolo, dati Ispra) sono scesi in campo anche alcuni docenti universitari: la brughiera del Gaggio, infatti, è un vero rifugio per la biodiversità, visto che ospita particolari composizioni floristiche (combinazioni di piante), che la rendono diversa dalle brughiere tipiche dell’Europa centrale.
L’area interessa la Brughiera del Gaggio nel Varesotto. Una zona di grande interesse storico e naturalistico
I sindaci dei comuni contrari all’ampliamento spiegano in una nota: “Non siamo contrari allo sviluppo di Malpensa, ma siamo contrari ad uno sviluppo che non sia realmente compatibile e sostenibile dal territorio già pesantemente compromesso dal punto di vista della salute e devastato dalle tante opere in assenza di una Vas. Nel Masterplan, infatti, si sostiene che lo sviluppo dell’area cargo all’interno dell’attuale sedime aeroportuale sarebbe già in grado di supportare un aumento del 100% dell’attuale traffico merci, passando dalle odierne 500mila tonnellate annue a circa 1.000.000.
Nonostante ciò, la richiesta di Sea/Enac è di ampliarsi ulteriormente verso sud di 45 ettari e questo per la costruzione di nuovi capannoni. Senza dimenticare, altra grave lacuna, il fatto che lo stesso Masterplan non prenda per nulla in esame la tendenza europea, – che non potrà che accentuarsi nel futuro -, di spostamento del traffico passeggeri e merci da volo a ferro”. La soluzione di ampliamento proposto dalla Regione Lombardia era stata ritenuta inaccettabile anche dall’ente Parco del Ticino, che aveva abbandonato il tavolo convocato in Regione Lombardia.
Gli unici a essere convinti della bontà dell’operazione erano stati i vertici del Pirellone. Per Attilio Fontana, si era trovato “un accordo equilibrato che tiene insieme sviluppo e sostenibilità”. Esultava la Lega tutta: «A Malpensa il buonsenso ha sconfitto l’ideologia, dopo anni di inutili opposizioni pseudoambientaliste dei soliti “partiti del No”…”.
Lanciata su change.org una petizione dal titolo “Salviamo la brughiera di Malpensa e Lonato”
Una petizione è stata lanciata sul sito change.org (“Salviamo la brughiera di Malpensa e Lonato”), che ha raggiunto già oltre 5mila firme, in cui viene spiegato che esistono “soluzioni alternative perché l’area cargo si possa espandere esistono sia all’interno che in adiacenza all’attuale sedime aeroportuale, senza la distruzione di una parte importante della brughiera”.