A spiegare al Parlamento come vanno sfruttate le risorse del Recovery Fund per le infrastrutture ci ha pensato Ercole Incalza. Con Mario Draghi a un passo dall’ottenere la fiducia per il suo Governo, è ormai chiaro che il piano da presentare a Bruxelles verrà completamente riscritto, e ieri la Commissione bilancio della Camera ha effettuato una serie di audizioni sulla Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza, ascoltando come ingegnere esperto del comparto trasporti l’ex potente dirigente del Mit, quell’”Ercolino” che, quando venne arrestato nel 2015 nell’ambito dell’inchiesta sulle grandi opere, veniva considerato una sorta di ministro ombra dell’Ncd di Angelino Alfano e che, difeso a spada tratta dall’allora ministro Maurizio Lupi, portò alle dimissioni di quest’ultimo. Più volte indagato e altrettante prosciolto, Incalza è stato considerato l’uomo giusto a cui chiedere quali sono le priorità per il Paese, senza che nessuno sollevasse obiezioni.
L’AUDIZIONE. Incalza ha indicato quella che secondo lui è la linea da seguire per dotare l’Italia di adeguate infrastrutture, rispolverando anche il progetto del ponte sullo Stretto, tra le ovazioni di Forza Italia. “Volontà politiche e bizantinismi burocratici hanno compromesso il presente, sarebbe opportuno evitare che si ripetano gli stessi errori per non compromettere anche il futuro. E proprio su queste tematiche è stata molto illuminante l’audizione parlamentare sul Recovery Plan dell’ingegner Ercole Incalza”, ha dichiarato l’azzurra Stefania Prestigiacomo.
A farle eco la collega Matilde Siracusano: “I progetti per accedere alle risorse europee, così come costruiti dall’ex maggioranza, penalizzano fortemente il Sud e non gettano le basi per una ripartenza delle regioni meridionali. Pochissime le infrastrutture da avviare, Alta velocità ferroviaria di fatto abbandonata, Ponte sullo Stretto di Messina, che Incalza ha confermato essere immediatamente cantierabile, inspiegabilmente escluso dalle grandi opere previste dal piano. Il niet al collegamento veloce tra Sicilia e Calabria, in particolare, è stato giudicato assurdo e scandaloso”. Tutte criticità da sanare, per FI, e il Recovery da riscrivere completamente. Anche grazie alle indicazioni dell’ex dirigente.
LO SCANDALO. Si tratta dello stesso Incalza di cui, nell’inchiesta di Firenze, il consigliere del Mit, Giovanni Paolo Gaspari, diceva intercettato: “Ercolino… è lui che decide i nomi… fa il bello e il cattivo tempo ormai là dentro… dominus totale”. “Come emerge dalle indagini – specificava il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – Incalza dirige con attenzione ogni grande opera, controllandone l’evoluzione in ogni passaggio formale: è lui che predispone le bozze della legge obiettivo, è lui che, di anno in anno, individua le grandi opere da finanziare e sceglie quali bloccare e quali mandare avanti, da lui gli appaltatori non possono prescindere”.
“Dopo che hai dato la sponsorizzazione per Nencini lo abbiamo fatto viceministro – diceva Lupi intercettato mentre parlava con il dirigente – ora parlagli e digli che non rompa i coglioni. E comunque complimenti, sei sempre più coperto…”. Lo stesso Lupi del resto andò in Parlamento a difenderlo da un’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle. “Ministro si ricorda come difendeva Incalza di fronte a noi? Oggi l’hanno arrestato!”, scrisse nel 2015 Alessandro Di Battista in un tweet inviato a Lupi. Acqua passata. Ora c’è il Governo arcobaleno.