Diceva che non dovevano infastidirlo altrimenti “se parlo io, è un bel casino”. Queste le parole dal sapore profetico pronunciate, senza sapere di essere intercettato, dal commercialista del Carroccio Michele Scillieri e finite negli atti dell’inchiesta sulla compravendita a prezzo gonfiato del capannone di Cormano, pagato con soldi pubblici dalla Lombardia film commission.
Una promessa quella dell’uomo che si è trasformata in realtà nel corso dell’interrogatorio davanti ai pm, coordinati dal procuratore Francesco Greco, di 12 giorni fa e in cui avrebbe confermato l’esistenza di un contratto di consulenza e un’annessa fattura redatti ad hoc, quindi fittizi, per giustificare un passaggio di denaro da oltre 170mila euro da Andromeda, società riconducibile allo stesso Scillieri, ad Sdc società riferibile ai fiscalisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. Un flusso di denaro che per i pubblici ministeri di Milano rappresenta una tranche degli 800mila euro drenati dai professionisti dall’ente pubblico attraverso l’acquisto dell’immobile nel milanese.
ELEMENTO DECISIVO. Questa l’ultima novità della maxi inchiesta emersa ieri durante l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per discutere l’istanza di scarcerazione presentata dagli arrestati. Un elemento decisivo che i magistrati hanno sfoderato a sorpresa, depositando le trascrizioni dell’interrogatorio al giudice, per motivare la necessità che gli indagati restino agli arresti. Anzi secondo la Procura, ribadendo le esigenze cautelari, tra cui il pericolo di reiterazione dei reati, gli inquirenti hanno fatto notare che le stesse esigenze avrebbero potuto essere meglio salvaguardate dalla custodia in carcere. Proprio la misura che avevano chiesto i magistrati milanesi per i tre commercialisti arrestati assieme a Fabio Barbarossa, ossia il cognato di Scillieri, quando, però, il gip decise altrimenti disponendo i domiciliari.
Già nella richiesta di arresto, infatti, il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pubblico ministero Stefano Civardi, titolari del fascicolo, avevano messo in luce “la capacità di inquinamento probatorio di persone tanto infiltrate nelle istituzioni” che, senza sforzo, erano in grado perfino di raggiungere “i piani altissimi della politica a Roma”. Quel che è certo è che quanto messo a verbale da Scillieri smonta la linea difensiva fin qui sostenuta dal commercialista Manzoni che ha sempre detto di “non avere percepito alcuna somma, in relazione all’operazione immobiliare”.
MESSO ALLE STRETTE. Anzi lo stesso sosteneva che i circa 178mila euro versati dalla società Andromeda in favore della Sdc riguardavano “un’operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai Testa, rientrante in un’operazione di ristrutturazione, di qualche anno prima, sul supermarket di questi Testa”. Insomma nessun illecito. Peccato che a smentirlo c’è quanto detto da Scillieri che quando i pm gli hanno fatto notare che quel terreno era stato venduto per 250mila euro e che quest’operazione non poteva aver generato una consulenza da ben 170mila euro, ossia per un importo talmente alto da essere simile al prezzo di vendita, ha spalancato le braccia e in sostanza ha ammesso che quel contratto di consulenza e l’annessa fattura erano fittizi e che sarebbero serviti solo per giustificare il passaggio di soldi.