Dopo sedici giorni in trincea, Marcello Foa alza bandiera bianca. Il presidente della Rai lascia la contestata seconda poltrona al vertice della consociata RaiCom, piegandosi alla risoluzione della Commissione di Vigilanza approvata poco più di due settimane fa dall’inedita maggioranza Cinque Stelle-Pd-LeU.
EPILOGO SCONTATO. Un atto giuridicamente non vincolante, ma politicamente rilevante, con cui Palazzo San Macuto aveva invitato il Cda di Viale Mazzini a rimuovere la situazione di incompatibilità in capo al Foa controllore, in veste di presidente Rai, e allo stesso tempo controllato, in qualità di presidente di RaiCom. In altre parole, a sfilargli la seconda poltrona. Alla fine le dimissioni hanno reso inutile il voto del Cda, evitando imbarazzi non solo allo stesso Foa (la sfiducia dall’organo da lui presieduto), ma anche all’Ad Rai Fabrizio Salini che, dopo averlo proposto alla guida della consociata, si sarebbe ritrovato in una posizione a dir poco scomoda: sconfessare il suo operato (l’indicazione di Foa alla presidenza di RaiCom) o contravvenire all’indirizzo della Vigilanza per difenderlo.
Insomma, una sonora sconfitta per l’intero vertice di Viale Mazzini, evitata solo grazie all’exit strategy studiata a tavolino per consentire a Foa un’uscita meno dolorosa: affiancare le sue dimissioni con quelle, non dovute né richieste, dei consiglieri Igor De Biasio (in quota Lega), anche lui dal secondo incarico nel Cda di RaiCom, Beatrice Coletti (indicata dai Cinque Stelle) e Giampaolo Rossi (espresso da FdI), entrambi impegnati anche nel Cda di RaiPubblicità. Insomma, una resa con l’onore delle armi, ma pur sempre una sconfitta. Che, se non altro, consente a Foa di rivendicare, in una lettera inviata all’Ad Salini per spiegare le ragioni della sua decisione, il “rispetto delle istituzioni parlamentari” e della risoluzione della Vigilanza legata a “iniziative politiche”, malgrado la “piena legittimità” e “correttezza” della sua nomina a RaiCom.
VINCITORI E VINTI. Si chiude così una lunga ed estenuante battaglia con un vincitore indiscusso, il Movimento Cinque Stelle, e un protagonista su tutti. Il vice presidente della Vigilanza, Primo Di Nicola. Primo, oltre che di nome, anche a sollevare la questione della incompatibilità di Foa. E autore della risoluzione sulla quale ha tessuto la convergenza di Pd e LeU aggirando il muro eretto dalla Lega a difesa della doppia poltrona del presidente Rai. Il resto lo hanno fatto in Cda il consiglieri Rita Borioni (quota Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti Rai), tra i più strenui oppositori dell’ubiquità del presidente. “Una mia vittoria? No, una vittoria delle regole che per i Cinque Stelle rappresentano da sempre la stella polare”, taglia corto Di Nicola, sentito da La Notizia, con il suo solito aplomb istituzionale. Solo con chi ha avuto modo di parlargli in privato si è lasciato scappare qualche parola in più: “Mi auguro che Foa e i suoi supporter abbiano imparato la lezione: sui valori non molliamo, se ne facciano una ragione”. Un avviso anche per il futuro.