Se i dati non rispecchiano la narrazione del governo, allora di certo la colpa è di quelle cifre. Così se persino l’Istat conferma che la cancellazione del Reddito di cittadinanza ha provocato l’effetto atteso, ovvero l’aumento delle disuguaglianze e la penalizzazione dei più poveri, il problema è che i dati non sono corretti. Per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, il problema è che il Reddito di cittadinanza “non è comparabile” con l’Assegno di inclusione e il Supporto formazione lavoro. E quindi, se l’indice di Gini (che misura le disuguaglianze) è aumentato, sono i dati a mentire.
Calderone se la prende con l’Istat per il confronto tra Reddito di cittadinanza e Assegno di inclusione
Così come l’Istat quando sostiene che il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione ha aumentato i divari e penalizzato i più poveri. “Noi – risponde la ministra a una domanda sul tema – abbiamo fatto una valutazione degli elementi che portavano a dire che il Reddito di cittadinanza aveva fallito rispetto agli obiettivi, perlomeno quello di promuovere le politiche attive, quindi l’inserimento lavorativo delle persone. Sappiamo che in questi termini 35 miliardi di investimento non hanno prodotto dei risultati consistenti, certi, in termini di occupazione”. E per questo il governo Meloni ha “fatto una scelta diversa”.
Che però, spiega l’Istat, non ha pagato avendo aumentato povertà e disuguaglianza. Ma questo Calderone non lo ricorda. Mentre parla di fallimento delle politiche attive, di certo non il nodo centrale del Reddito di cittadinanza, considerando le tantissime persone che lo percepivano che non sono considerabili occupabili. O, ancora, Calderone sottolinea che l’Adi “restituisce una media superiore a quella del Reddito”, ma anche in questo caso non dice che va a molte meno persone a rischio povertà.
M5S all’attacco
Le parole della ministra non sono sfuggite ai deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro. Valentina Barzotti, Davide Aiello, Dario Carotenuto e Riccardo Tucci ritengono che la ministra abbia “perso l’occasione per tacere: evidentemente priva di qualsiasi conoscenza dell’argomento, con propaganda di bassa lega, risuona il ritornello stonato caro a FdI e alla destra tutta ma sbaglia due volte”. Primo, perché i 35 miliardi citati “sono andati solo in parte ai cosiddetti occupabili, che rappresentavano un terzo del totale dei beneficiari”, considerando che gli altri erano “inabili al lavoro”. Secondo, perché più di 250mila percettori del Reddito ogni anno “hanno avviato un nuovo rapporto di lavoro mentre erano in misura”. Insomma, per i deputati M5S “è sconcertante che parli in questo modo” dopo i dati dell’Istat.