Le richieste di dimissioni per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aumentano giorno dopo giorno. Dopo quelle seguite all’apertura sul nucleare, adesso ne arrivano altre per gli aumenti monstre annunciati sulla bolletta elettrica, che dal primo ottobre dovrebbe lievitare del 40%. A rivelarlo è lui stesso, a Genova, nel corso di un convegno della Cgil.
I motivi sono noti da tempo: il prezzo del gas è aumentato ed aumenta anche il conto da pagare per la CO2 prodotta. Quello che è ignoto è cosa ha fatto il ministro che ha competenza sull’energia per mitigare questo salasso, che avrà un impatto fortissimo sulle famiglie, e ancor di più sulle imprese che stanno correndo per recuperare il terreno perduto con la pandemia.
SALASSO CONTINUO. Troppo facile, dunque, limitarsi a conteggiare che lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20% e il prossimo aumenta del 40%. In serata lo stesso ministro Cingolani è intervenuto di nuovo per spiegare che il governo “è fortemente impegnato per la mitigazione dei costi delle bollette dovuti a queste congiunture internazionali e per fare in modo che la transizione verso le energie più sostenibili sia rapida e non penalizzi le famiglie”.
Ma in cosa consista questo impegno non è dato sapere, e l’unica cosa di cui si parla – a parte il nucleare – è il taglio degli oneri di sistema che incidono sulla bolletta elettrica, in parte destinati a rendere la rete più Green e resiliente. Un cane che si morde la coda, insomma, tanto che ieri il senatore Emanuele Dessì (ex M5S ora nel Misto) ha chiesto a Cingolani di togliere il disturbo.
A chiedere le dimissioni del ministro, oggi a Roma con un flash mob davanti al Pantheon, sarà il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, in occasione del suo incontro con il leader M5S, Giuseppe Conte.