Ma a che gioco gioca Matteo Salvini? E soprattutto, con chi ce l’ha quando minaccia di staccare la spina al Governo se non si tagliano le tasse? Domande legittime che alimentano nuovi dubbi tra i vertici del Movimento Cinque Stelle. Sempre più irritati dalle continue sortite del Capitano sulla riforma fiscale. L’ultima, ieri, sulle colonne del Corriere della Sera.
SU DUE TAVOLI. “Dal viaggio negli Stati Uniti ho portato una convinzione fortissima: all’Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. E quindi, il mio dovere è farla”, mette in chiaro il leader della Lega. Che avverte: “Se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado”. Ennesimo affondo di un ministro che parla come se stesse ancora all’opposizione. Costringendo l’alleato e parigrado, Luigi Di Maio, a rispondergli piccato: “Tagliare le tasse è come la pace nel mondo, tutti la vogliamo – taglia corto il leader M5S -. Il tema è che non bisogna tagliare le tasse sui giornali ma veramente”. Insomma è quel “se non me lo fanno fare” che ai Cinque Stelle non va proprio giù. “Ma non me la fanno fare chi?”, sbottano tra la vecchia guardia del Movimento. “La Lega e Matteo Salvini se la prendano con i banchieri e i burocrati di Bruxelles invece di minacciare sempre il Governo – è la risposta alla Lega affidata a fonti parlamentari M5S -. Tutti vogliamo tagliare le tasse e c’è anche una proposta del M5S per la Flat tax sul ceto medio applicata al coefficiente familiare”.
Insomma, Salvini non può giocare contemporaneamente su due tavoli: stare all’Esecutivo quando conviene e comportarsi come se non ne facesse parte quando gli fa più comodo. “La Lega non è all’opposizione, ma al Governo come noi, quindi se servono 10 miliardi tracci la strada per trovarli invece di scaricare la colpa sugli altri. Salvini non può sempre dire è colpa degli altri. Così è troppo facile – è il ragionamento tra i Cinque Stelle -. Colpa di chi questa volta? Le tasse vogliamo tagliarle tutti! E subito! Quindi di chi sarebbe la colpa? Indichi il colpevole, così lo combattiamo insieme”. Anche perché i nemici esistono o non esistono. “Sarebbe Tria il colpevole? Ma non è stata la Lega a riunirsi con il ministro dell’economia per redigere il piano sulle tasse? – ricordano a Salvini dal Movimento -. Se si cerca una scusa per far saltare tutto e riportare in Italia un Governo tecnico la Lega lo dica chiaramente agli italiani, con tutte le conseguenze del caso”.
DOPPIO SCHIAFFO. Ma c’è chi si spinge oltre nel ragionamento. “Salvini è nervoso per il doppio schiaffo subito in un solo giorno dagli Stati Uniti e dalla Consulta che hanno smontato il provvedimento bandiera sul quale il leader della Lega ha costruito in questi mesi le fortune del suo partito: il decreto Sicurezza”, spiega un parlamentare M5S che preferisce restare anonimo. “Dopo la visita a Washington e la stretta di mano con il segretario di Stato Mike Pompeo, ha incassato un uno due micidiale – prosegue – prima il presidente Donald Trump che attacca Mario Draghi per il Quatitative Easing, di cui l’Italia è stata tra i principali beneficiari, poi lo stesso Pompeo che declassa il nostro Paese accusandolo di non fare abbastanza contro la tratta di esseri umani, ambito di competenza del Viminale. E meno male che Salvini si era definito il partner di riferimento dell’amministrazione Trump in Italia”.
E non finisce qui. “L’ultima mazzata gliel’ha rifilata la Consulta che ha fatto a pezzi i superpoteri dei prefetti introdotti con il decreto Sicurezza – conclude -. è normale quindi che il leader della Lega sia nervoso: di questo suo primo anno di Governo, tolta mezza Quota 100 e la legittima difesa rischia di non restare niente. Ed è costretto a trovarsi un nemico al giorno contro cui sparare per nascondere i suoi insuccessi”.