La messa a terra del Pnrr arranca ma il ministro Raffaele Fitto, a cui Giorgia Meloni ha affidato la regia del Piano, pare verrà promosso in un’Europa anche con una vicepresidenza esecutiva. Ketty Damante, senatrice M5S e componente della Commissione bilancio, che ne pensa?
“E’ una nomina che aspettiamo con preoccupazione da mesi. Preoccupazione perché il ministro ha avocato a sé ogni competenza, ogni progetto. Ha cancellato l’Agenzia di Coesione, ha la regia del Pnrr, dei Fondi di sviluppo e coesione dei Fondi strutturali e la cabina di regia della Zes. Il ministro è seduto, letteralmente, su una montagna di soldi. L’accentramento che già avevamo censurato nei mesi scorsi, di fatto, non ha prodotto alcun risultato. A chi andranno le sue deleghe quando sarà nominato vicepresidente Ue? Spacchettarlo, come qualcuno ha ventilato, significherebbe una totale incertezza sugli investimenti sui quali siamo in enorme ritardo avendo speso, a oggi, meno del 50% dei 113 miliardi erogati. Sinceramente, dopo i fallimenti collezionati in Italia, i dubbi sul suo prossimo incarico in Europa sono tanti”.
La relazione del governo ha rivelato che dei 113 miliardi e mezzo di euro ricevuti dall’Europa, a fronte dei 194,4 previsti dal Piano, abbiamo speso a giugno poco più di 51 miliardi.
“Sì, infatti, ed è motivo di estrema preoccupazione anche perché era stato lo stesso esecutivo, nell’ultimo Def, a dire che il 90% della crescita 2024 sarebbe dipesa dal Pnrr. Qui rischiamo di mandare all’aria la grande opportunità di far crescere il Paese. Il Governo è ambiguo: Giorgetti vorrebbe allungare i tempi, Fitto non spende le risorse, Musumeci parla di nuovi tagli. Non si capisce dove stanno andando”.
Secondo la Corte dei conti l’Italia dovrebbe finalizzare il 62% degli investimenti del Pnrr nel 2026, anno di chiusura del Piano.
“La Corte dei conti ha messo nero su bianco il fallimento della gestione Fitto. Rimodulazioni, rinvii e cancellazione dei progetti hanno portato a questo disastro. La Corte sottolinea che dovrà essere finalizzato il 62% dei progetti. È quanto meno utopistico che lo si possa fare entro il 2026, data di chiusura del Piano”.
Lei ha scritto una nota in cui denuncia che il ministro Nello Musumeci mette a rischio i fondi per il Sud.
“Il ministro Musumeci, già presidente della Regione Sicilia, stupisce ogni giorno di più per le sue dichiarazioni. L’ultima in ordine di tempo riguarda tagli che farebbero saltare la quota di perequazione del 40% che spetta al Sud. Se davvero la sua proposta di tagliare gli investimenti del Pnrr nel Mezzogiorno dovesse vedere la luce sarebbe la pietra tombale sullo sviluppo economico e sociale. Il Sud non si rassegna a finanziamenti stile Cassa del Mezzogiorno. Il Sud vuole essere competitivo, attrattivo per gli investimenti, essere protagonista e non la Cenerentola d’Italia che vive di sussidi. Servono infrastrutture, progetti e crescita”.
Voi avete presentato una proposta per istituire una Commissione parlamentare di controllo e vigilanza sul Pnrr.
“Insieme alla collega Chiara Appendino abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una Commissione di vigilanza analizzando dei semplici fatti. Lo stato dell’attuazione è praticamente all’anno zero e la scadenza del 2026 sta diventando una spada di Damocle. Come vengono fatte le scelte, sulla base di quali fattori vengono rinviati o, addirittura, cancellati i progetti? Noi vogliamo andare al cuore dei problemi, offrire il nostro aiuto, capire cosa si sta facendo dei fondi così faticosamente conquistati dal Governo Conte II e dal M5S”.