Non solo ha sempre creduto nelle primarie per la scelta della leadership nel centrodestra, ma ha anche avuto il coraggio di dirlo apertamente, e in perfetta solitudine, pure nella fase politica in cui il leader azzurro, Silvio Berlusconi, era ancora saldamente in sella. A maggior ragione, l’europarlamentare Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e riformisti (CoR), lo ribadisce adesso. Non senza, però, incalzare le forze di centrodestra a fare un passo in avanti: “Lodevoli le dichiarazioni che vengono fatte – ha detto a La Notizia – ma al punto in cui siamo è necessario che queste idee vengano portate avanti con maggiore forza”.
Cosa intende?
Bisogna passare dalle parole ai fatti. Magari già immaginando regole chiare per le primarie e, poi, convocandole davvero. Anche perché la scadenza di febbraio 2018 non è lontana. Il voto sarà sostanzialmente tra un anno e 4 mesi. E dopo il referendum, di fatto, mancherà solo un anno e due mesi.
Il suo è un appello. È quello che dirà in occasione della manifestazione che ha organizzato a Roma il 5 e 6 novembre?
Ribadirò che dobbiamo essere concreti per evitare logiche da braccio di ferro che non porteranno a nulla di buono. Il nostro percorso è in una fase embrionale. Ma lanceremo un appello che è anche una sfida. Pure per misurarci con gli elettori e capire cosa ne pensano.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini parlano chiaramente di primarie. Di sicuro oggi è meno solo.
Assolutamente sì.
Ci saranno alla sua iniziativa?
Lo vedremo. Noi abbiamo invitato e inviteremo tutti gli esponenti del centrodestra che hanno la volontà, a partire da Salvini, di essere alternativi a Renzi e che possano condividere un percorso democratico sul futuro del centrodestra. E quindi una legittimazione dei ruoli non più calata dall’alto. La parola chiave è partecipazione: bisogna ridare voce anche ad amministratori e dirigenti, una marea, che hanno dato tanto e che oggi sono delusi.
Se il suo appello sarà accolto da Salvini e Meloni cosa accadrà?
Sono due interlocutori importantissimi. Sarebbe un segnale utilissimo per iniziare il percorso. Servirebbe per avviare il lavoro e, quindi, anche per aggregare poi tutti gli altri soggetti, sia nazionali che locali.
Cosa ha in mente?
Un tavolo da convocare subito per stabilire le regole e anche la data in cui chiamare gli elettori a pronunciarsi.
Lei, insieme a Salvini e Meloni: sarà la rottamazione dei quarantenni?
Intanto, non ne faccio una questione generazionale. E, poi, nel centrodestra non abbiamo bisogno di prendere in prestito dal centrosinistra termini come rottamazione. Io prefersico la metafora dell’automobile.
Cioè?
Guidare guardando solo lo specchietto retrovisore significa andare a sbattere. Per guidare bene occorre guardare anche davanti e di fianco. Oggi, insomma, non si può parlare di centrodestra solo in termini di ciò che è stato – una stagione importante ma nella quale non sono mancati errori – Né ci si può accontentare di una politica contro Renzi. Serve costruire una proposta concreta, alternativa e di governo.
Teme qualche mossa a sopresa da parte di Berlusconi?
Dico solo che oggi tutti devono avere la capacità e la possibilità di dire ciò che pensano e che magari sostengono in privato. Sia gli alleati e sia gli esponenti di Forza Italia. Prendere atto che il centrodestra così com’è non va da nessuna parte non significa, infatti, essere contro qualcuno. Il tempo della logica dei caminetti è finito. Ora occorre sostituire la tattica con un grande disegno strategico. È un ragionamento di buon senso. Ed è incredibile che tale nodo non sia stato ancora affrontato.