Italiani pieni di debiti. I dati di Equitalia parlano chiaro e mostrano una situazione più drammatica di quella che si potesse immaginare: “Sono circa 21 milioni i contribuenti che risultano avere debiti a vario titolo con gli enti creditori che li hanno affidati a Equitalia per la riscossione e il 53% di questi contribuenti ha accumulato pendenze che non superano i 1.000 euro”, queste le parole utilizzate in audizione alla Camera dell’amministratore delegato di Equitalia Ernesto Maria Ruffini.
“L’individuazione delle procedure cautelari o esecutive da attivare nel corso dell’anno si fonda, pertanto, sull’analisi e la segmentazione dei carichi affidati, in base alle fasce di debito, al c.d. “magazzino” e alla capacita’ e potenzialità di lavorazione da parte di Equitalia”, ha spiegato Ruffini, “non solo in riferimento alle risorse necessarie per effettuare le procedure, ma anche alla possibilità delle strutture di Equitalia di assorbirne gli effetti: sia dal punto di vista dell’assistenza al cittadino, anche di front-office, sia delle successive attività che derivano dalle procedure di recupero poste in essere”.
Dall’audizione emerge che il carico contabile residuo, affidato dai diversi enti creditori a Equitalia, dal 2000 al 2016, ammonta a 817 miliardi di euro e per oltre il 43% risulta difficilmente recuperabile. Una cifra, questa, che è calcolata al netto degli importi annullati con provvedimenti di sgravio in autotutela dagli stessi enti creditori in quanto ritenuto non dovuto dai contribuenti, Di questi 817 miliardi sono 147,4 i miliardi che dovrebbero versare soggetti falliti, 85 i miliardi che dovrebbero persone decedute e imprese cessate, 95 da nullatenenti, mentre per altri 30,4 miliardi la riscossione è stata sospesa per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori o sentenze dell’autorità giudiziaria. Oltre a questa somma, già immane di per sé, restano 459,2 miliardi di euro, di cui oltre il 75% (348,4 miliardi) si riferisce a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha provato senza risultati il recupero delle somme. Dall’audizione emergono anche altri 26,2 miliardi di pagamenti che sono stati già rateizzati.
Ruffini ha spiegato che “L’effettivo magazzino residuo su cui poter presumibilmente svolgere azioni di recupero si riduce quindi a 84,6 miliardi di euro (-0,3 mld di euro, rispetto al 2015), di cui circa 32,7 miliardi sono riferiti a posizioni non lavorabili per effetto delle norme citate a favore dei contribuenti. Pertanto, l’importo di 51,9 miliardi di euro rappresenta la quota sulla quale le azioni di recupero potranno ragionevolmente avere più efficacia”.