Finiguerra: “Dalla destra alla sinistra. Sul consumo di suolo è gara di greenwashing”

Parla il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra: "L'ambiente è bello, ma gli interessi di più".

Finiguerra: “Dalla destra alla sinistra. Sul consumo di suolo è gara di greenwashing”

Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano e consigliere della Città metropolitana di Milano, lei è stato promotore e cofondatore del movimento Stop al Consumo di Territorio e del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio. I dati Ispra sul consumo di suolo che vedono la Lombardia al primo posto la sorprendono?
“Il primato è ormai consolidato da diverso tempo perché siamo la regione dove si considera lo sviluppo solo se ancorato alla macchina del partito del cemento. E svela quanto sia stata una grandissima bufala la normativa che è stata venduta come uno stop al consumo di suolo. Le operazioni di greenwashing, tengo a precisare, vengono fatte sia dalla destra sia dalla sinistra, non è soltanto un fenomeno del centrodestra che governa la regione Lombardia. Non dimentichiamo che il consumo di suolo è il frutto di piani regolatori oltre che di grandi infrastrutture. E i piani regolatori vengono approvati dai consigli comunali che nelle grandi città spesso sono a maggioranza di centrosinistra. è vietata toccare la rendita da cemento soprattutto in Lombardia dove, a fronte di capannoni abbandonati ai margini delle nostre autostrade vediamo costruire capannoni nuovi, centri commerciali, per poi piangere lacrime lacrime di coccodrillo, quando il Seveso va a inondare le metropolitane, gli scantinati e gli esercizi commerciali”.

Perché c’è maggiore sensibilità verso lo spreco di cibo e di acqua e poca attenzione allo spreco di suolo?
“Perché la “ciccia” della politica è la “ciccia” degli interessi: chi non sarebbe d’accordo nel dire non consumiamo la terra che ci dà da mangiare? Poi ti scontri, però, con gli interessi e in Italia l’interesse più grande ruota attorno al cemento e alle costruzioni. Per cui questa cosa non riesce a fare breccia: l’ambiente è bello, ma mica vorrai fermare la macchina economica?”.

Nel 2011 il Forum Nazionale Salviamo il paesaggio elaborò una proposta di legge per fermare il consumo di suolo in Italia. Com’è andata a finire?
“è ancora ferma in Parlamento, nonostante in più occasioni siamo andati in audizione in Commissione”.

Lei è tornato a fare il sindaco di Cassinetta nel 2021, dopo esserlo stato per due mandati dal 2002 al 2012. Nel 2007 il comune da lei guidato adottò un Piano regolatore che non prevedeva consumo di suolo. è un modello che si può adottare anche in grandi città?
“Penso che sia anche più facile da adottare in comuni grandi perché in un comune piccolo le risorse sono molto poche e quindi è molto difficile fermarsi. Negli ultimi venti anni sono stati soprattutto i comuni piccoli ad avere l’esplosione di aree consumate, comuni che hanno triplicato la loro estensione. Ci sono già comuni grandi che il consumo di suolo zero lo fanno, ma per il semplice motivo che non hanno più suolo: pensiamo a Sesto san Giovanni o a Cinisello Balsamo o ai comuni della cintura milanese dove di suolo libero sono rimaste solo le aiuole”.

Ieri sulla sua pagina Facebook ha riproposto il suo post sulle lacrime di coccodrillo che pubblica dopo ogni alluvione…
“Il giorno dopo l’ennesima alluvione in Toscana, ho ripubblicato lo stesso testo pubblicato per la prima volta dopo l’alluvione di Genova del 9 e 10 ottobre 2014 perché, come ho scritto, l’anno prossimo e alla prossima alluvione, avremo gli effetti di un altro migliaio di ettari cementificati. Vedremo le solite lacrime di coccodrillo cui faranno seguito le solite betoniere. I dati dell’Ispra tra le pieghe ci danno un altro dato molto importante: nel 2022 sono stati consumati in /1Italia 900 ettari di suolo in aree a rischio idrogeologico. Sembra che non ci si voglia disintossicare da questa dipendenza dal cemento. E quella del consumo di suolo è una verità troppo scomoda. Chi vuole che non venga posta al centro del dibattito politico ha trovato un ottimo alleato nella grande narrazione del cambiamento climatico, cosa che ovviamente esiste, ma che è diventata un po’ una sorta di alibi ad ogni disastro alluvionale per auto assolversi”.