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Fine lavoro mai! Per i giovani la pensione è un miraggio

Per i giovani la prospettiva di andare in pensione ben oltre i settant’anni è tutt’altro che peregrina. In pratica: fine lavoro mai.

Fine lavoro mai! Per i giovani la pensione è un miraggio

Le lunghe e articolate analisi su vincitori e vinti delle elezioni Europee hanno quasi del tutto oscurato una notizia che, invece, avrebbe meritato un maggior risalto. Il fatto è questo: martedì l’Inps ha aggiornato il simulatore delle pensioni (“Pensami”). Ebbene, chi oggi ha 30 anni e ha iniziato a lavorare da poco riuscirà a uscire dal lavoro tra i 66 anni e 8 mesi nel caso in cui abbia versato 20 anni di contributi e maturato un assegno superiore a tre volte l’importo mensile dell’assegno sociale nel 2024 – ossia 1603,23 euro – e a 74 se non riesce a versare almeno 20 anni di contributi.

In un messaggio, l’Istituto nazionale di previdenza ha specificato che sono stati aggiornati gli adeguamenti agli incrementi alla speranza di vita dei requisiti pensionistici sulla base dello scenario demografico Istat mediano (base 2022) relativo alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario elaborato dalla Ragioneria generale dello Stato. Fatta questa premessa “tecnica”, è evidente che, vista la condizione in cui versano oggi milioni di giovani del nostro Paese, la prospettiva di andare in pensione ben oltre i settant’anni è tutt’altro che peregrina. In pratica: fine lavoro mai. Chi ci governa non sembra essere granché interessato al tema. La crescita dell’occupazione, festeggiata a ogni piè sospinto dai partiti di maggioranza, nasconde criticità non indifferenti. La forza lavoro invecchia, anche a causa del giro di vite sui canali di uscita anticipata (Ape sociale, Opzione donna etc.) operato da un governo che a parole promette di voler abolire la vituperata legge Fornero sostituendola con Quota 41, ma che in questi primi venti mesi ha finito addirittura col peggiorarla.

C’è poi il tema del quantum. Detto in altri termini: vista l’esiguità dei salari odierni, quale sarà l’importo dell’assegno che i futuri pensionati incasseranno? Il 38% dei giovani – all’atto pratico quattro su dieci – guadagna meno di 9 euro lordi l’ora, il salario minimo indicato nella proposta di legge delle opposizioni. Non a caso, il 5/8% degli stessi giovani, altamente formati, ogni anno fa fagotto per andare a lavorare all’estero, dove a un anno dalla laurea si guadagna il 41,8% in più. Mica bruscolini. Nel 2018 il Censis ha calcolato che 5,7 milioni di giovani rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà: un’ecatombe. Ecco perché istituire una pensione di garanzia, vale a dire un supplemento rivolto a tutti coloro che rischiano di avere degli assegni da fame a causa della precarietà e della discontinuità lavorativa, da sommare con quanto effettivamente maturato con il montante contributivo, è necessario. Continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, come sta accadendo, non risolve il problema. Servono atti concreti. Volere è potere.