La pallide speranza di pace in Siria sono tramontate. Stati Uniti e Russia hanno interrotto il dialogo per arrivare a una tregua duratura in un Paese flagellato da anni di guerra civile. E le due potenze si sono accusate a vicenda con il presidente americano, Barack Obama, che minaccia ulteriori sanzioni. La rottura non è stata una sorpresa: da giorni il clima non era quello del confronto sereno.
“Non è una decisione che abbiamo preso alla leggera”, ha spiegato il Dipartimento di Stato Usa, spuntando l’indice contro Vladimir Putin. “La Russia e il regime siriano hanno deciso di seguire la strada militare, non in linea con la fine delle ostilità, come dimostrato dagli attacchi nelle aree civili, mirando su infrastrutture essenziali come gli ospedali e prevenendo l’arrivo degli aiuti umanitari ai civili, incluso l’attacco del 19 settembre a un convoglio di aiuti umanitari”, ha aggiunto Washington, motivando la rottura.
Da Mosca la replica è stata netta: “Sono gli Stati Uniti a non aver rispettato gli accordi e ora scaricano la colpa sugli altri”. Il vice ministro degli Esteri russo, Gennady Gatilov, ha confermato che “sono stati recentemente interrotti” i rapporti con gli Usa. In questo braccio di ferro diplomatico, c’è una certezza: ad Aleppo, città stremata dagli scontri, continuano i bombardamenti con migliaia di persone intrappolate, senza beni di prima necessità per l’assenza di convogli umanitari. In particolare la parte orientale di Aleppo sta vivendo una condizione durissima, tanto che l’Unione europea sta studiando un’operazione umanitaria. Proprio ieri alcuni profili social hanno riferito della distruzione di un altro ospedale.