I finanziatori di Carlo Calenda sono top secret: impossibile conoscere chi siano. Nella sezione trasparenza del sito del suo partito, Azione, manca infatti l’apposita voce che specifica chi ha versato piccole o grandi somme di denaro nelle elargizioni liberali previsti dalla legge. Lo fanno tutti i partiti, a seguito della norma voluta dall’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Il partito di Calenda ha ricevuto contributi per 552mila euro. Ma non si sa da chi
I partiti, dal 2019, sono dunque tenuti a conservare e comunicare ogni mese l’elenco di chi ha donato una somma pari o superiore a 500 euro. Un modo utile per rendere consultabili le informazioni sulle contribuzioni. Così dal Partito democratico alla Lega di Matteo Salvini, a cadenza mensile, sul sito ufficiale viene caricato un documento che consente di ricostruire la mappature dei fedelissimi.
Tanto per fare un esempio, questo strumento ha consentito di verificare che nello scorso gennaio, l’ex consigliera leghista a Bolzano, Ermelinda Bellinato, ha staccato quattro assegni di diverso importo, per un totale di 50mila, a Italia viva di Matteo Renzi. Niente di male, basta che sia possibile saperlo. Certo, la cifra delle donazioni, ricavata da Azione, è ravvisabile dal bilancio, che risulta regolarmente online.
In attesa che venga approvato il rendiconto del 2021, da quello del 2020 si riscontra che sono arrivati, nelle casse del partito, 552mila euro dalle contribuzioni di persone fisiche, a cui si sommano 188mila di quelle delle persone giuridiche e altri 100mila provenienti dalle associazioni. Il totale ammonta a 840mila, non proprio una somma insignificante.
E sarebbe prezioso capire chi siano, come fanno tutti gli altri soggetti politici. La Notizia ha chiesto anche dove poter consultare la documentazione, ma lo staff ha semplicemente rimandato alla sezione trasparenza. In cui appunto non è presente la lista dei donatori.
E pensare che proprio Carlo Calenda, nell’ottobre 2021, attaccava il Movimento 5 Stelle e in particolare la Casaleggio Associati per non aver “mai applicato alcuna trasparenza sui suoi affari o sui rapporti con il partito”. Certo, la questione è diversa, perché quella è un’azienda. Ma pur sempre di trasparenza (mancante) si parla.