Prima l’emergenza Covid che ha paralizzato i tribunali, poi i rinvii a cascata che tutt’oggi non si sono fermati. Stenta davvero a decollare il processo milanese per un presunto finanziamento illecito, nei fatti mai davvero iniziato, nei confronti del tesoriere della Lega e deputato Giulio Centemero (nella foto) che anche ieri è stato rinviato al prossimo sei ottobre. Che le lungaggini della Giustizia italiana sono dietro gli occhi di tutti è cosa nota ma nessuno, a partire dallo stesso imputato che intende far emergere in aula la propria estraneità ai fatti, si sarebbe aspettato un nuovo slittamento, per giunta di quasi 7 mesi. Eppure è proprio quanto accaduto ieri quando, per uno scherzo del destino e dopo ben quattro rinvii dell’udienza avvenuti nell’estate scorsa, il presidente del collegio dell’undicesima sezione penale ha dovuto disporre questo nuovo stop in quanto sarà applicato al Tribunale di Lodi e quindi non potrà seguire il procedimento.
LUNGAGGINI INFINITE. Si tratta di un procedimento evidentemente sfortunato e che, ormai da diverso tempo, tormenta la Lega. In ballo, infatti, c’è un presunto finanziamento illecito da 40mila euro concordato, tra il 2015 e il 2016, con il patron della catena di supermercati Esselunga, Bernardo Caprotti, quest’ultimo deceduto nel lontano 2016. Secondo le indagini dei pm Stefano Civardi e Gianluca Prisco, il presunto finanziamento illecito doveva andare all’associazione Più voci, di cui Centemero era legale rappresentante. In realtà, questa la tesi dei magistrati, i soldi avrebbero preso un altra strada, finendo a Radio Padania che in quel momento era a corto di liquidità e doveva essere sostenuta. Un passaggio di denaro di cui gli inquirenti ritengono di avere prove solide avendo trovato traccia di bonifici dalla Più voci verso l’emittente radiofonica.
Accuse che il tesoriere del Carroccio ha sempre rimandato al mittente tanto che in occasione della richiesta di rinvio a giudizio del dicembre 2019, si era detto “serenissimo” spiegando di esser sicuro “di aver rispettato la norma in tutti i dettagli e quindi si chiarirà sicuramente la mia posizione”. Ma questo non è l’unico grattacapo per il Carroccio e per il suo tesoriere. Centemero infatti è coinvolto anche in un’inchiesta, a tratti simile, portata avanti dalla Procura di Roma. Anche qui il deputato è indagato per un presunto finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta che ha travolto l’imprenditore romano Luca Parnasi che, secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo, avrebbe erogato 250 mila euro in favore della fondazione Più Voci.
Inchiesta questa per la quale Centemero, tramite il suo legale, ha fatto avere ai magistrati di piazzale Clodio una memoria difensiva in cui ha spiegato sostanzialmente che il pagamento non sarebbe altro che una regolare erogazione effettuata ad un’associazione culturale e che quei soldi non sarebbero finiti al partito. Una linea difensiva che non ha convinto i pm romani che hanno chiesto il rinvio a giudizio del tesoriere su cui deciderà il gup il prossimo 25 marzo.