Enrico Letta prova a indicare una possibile via d’uscita per le amministrative sulla strada dell’alleanza col Movimento 5 Stelle. Vero test in vista delle politiche quando lo stesso Letta e il leader in pectore del M5S, Giuseppe Conte, studiano di far fronte comune per combattere le destre. La chiave sta nel doppio turno.
Candidato unico M5s-Pd a Napoli: se Fico accetta si può fare
“Io vorrei che andassimo in tutti i Comuni apparentati al secondo turno, a me questo sembra un obiettivo importante che dimostrerebbe che il percorso dell’alleanza tra Pd e M5S sta avendo buoni risultati”, afferma il segretario del Pd intervistato sul sito de La Stampa. Parole dettate dalla consapevolezza che in alcune città (vedi Roma) è praticamente impossibile al primo turno sperare di convergere su un unico candidato e superare scelte identitarie. Ma il numero uno del Nazareno ci tiene a sottolineare che “la collaborazione continua bene dentro al governo Draghi, come è successo col governo Conte. Per adesso la strada che abbiamo tracciato è questa e ci crediamo”.
Quanto alle amministrative, “non si straccia le vesti”, dice, “se immediatamente non si si risolveranno tutti i problemi”. Le primarie, afferma, sono “l’identità del nostro partito e a Roma, Torino e Bologna si stanno costruendo”. Le difficoltà di trovare un candidato comune al primo turno stanno tutte nelle parole di Chiara Appendino. “Per noi sostenere la sindaca uscente di Roma è naturale come lo è per il Pd appoggiare la ricandidatura di Giuseppe Sala a Milano, cui nessuno ha infatti chiesto un passo indietro. In altre città, però, le condizioni erano diverse. A Torino, mesi fa, ho annunciato che non mi sarei ricandidata auspicando che la mia rinuncia favorisse una discussione sui progetti e su un’idea di città”, invece “il Pd, in modo unilaterale, ha deciso di convocare le primarie escludendo di fatto un accordo. Ne prendiamo atto: ognuno correrà per conto proprio”.
Il caso Roma e Fico candidato a Napoli
E non c’è dubbio che a Roma il M5S ballerà, almeno in prima battuta, da solo. Virginia Raggi non intende fare passi indietro e vuole giocare la sua partita per un bis. Il M5S fa quadrato attorno a lei. Più frastagliato il campo del Pd. La settimana prossima partirà la raccolta firme delle primarie. In gioco c’è l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ma molti tra i dem continuano a sognare una discesa in campo di Nicola Zingaretti. Ma l’ex segretario del Pd si trova, da presidente di Regione, a gestire la difficile fase della pandemia e mollare ora non sembra affatto opportuno. A ciò si aggiunga che il M5S è entrato da poco a far parte della giunta.
Azzerare tutto ora per poi invocare un nuovo appoggio per il voto non appare una via praticabile. Rimane comunque la convinzione che chi tra il candidato dem e la Raggi andrà al secondo turno potrà poi ottenere l’appoggio decisivo dell’altra forza politica. In campo per la guida della Capitale, ricordiamo, c’è anche Carlo Calenda. Laddove l’accordo si potrebbe già trovare da subito è a Napoli. Sul nome di Roberto Fico. Il Pd ha chiesto al presidente della Camera di sciogliere la riserva nel più breve tempo possibile. I sondaggi sul tavolo dell’ex maggioranza giallorossa parlano di un vantaggio di 30 punti qualora scendesse in campo la terza carica dello Stato.
In alternativa si fa il nome dell’ex ministro Gaetano Manfredi. E non solo a Napoli. L’ex ministro Francesco Boccia pensa che tanto nella città partenopea quanto a Bologna l’unità col M5S si possa trovare sin dal primo turno. I dem sono convinti che, nella città emiliana, se Matteo Lepore dovesse spuntarla alle primarie sulla candidata renziana Isabella Conti potrebbe poi avere l’appoggio dei pentastellati.