Invece di concentrarsi sulla scelta di una figura di alto profilo che si faccia carico della lotta all’evasione fiscale, il governo Meloni litiga su chi debba avere la precedenza nell’indicare il successore di Giuseppe Zafarana alla guida della Guardia di finanza. Giovedì la riunione del Consiglio dei ministri si è conclusa con un nulla di fatto sulle nomine che riguardano oltre che il comando delle Fiamme gialle anche il vertice della Polizia. Ma il tempo è poco.
Se il 9 maggio non verrà scelto il successore di Zafarana, che si insidierà come presidente dell’Eni, il generale dovrà lasciare il comando al suo vice. E mentre a capo della Polizia, se si decidesse di sostituire Lamberto Giannini, potrebbe arrivare Vittorio Pisani, vicedirettore dell’Aisi – su cui ci sarebbe il via libera di tutti – sulla Guardia di finanza si sta consumando una lotta senza quartiere tra meloniani e leghisti. In realtà i leghisti hanno nel braccio di ferro ingaggiato con la premier un inedito alleato, vale a dire un ministro del peso di Guido Crosetto.
Il titolare della Difesa, in questa occasione, è in aperto conflitto con la premier, nonché leader del suo partito di appartenenza, e avrebbe fatto asse con il ministro dell’Economia e leghista, Giancarlo Giorgetti. La Meloni, col supporto del sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, punta su Andrea De Gennaro, comandante in seconda della Gdf, il più anziano in ruolo con il grado di generale di corpo d’armata e fratello di Gianni, ex capo della polizia. Giorgetti e Crosetto puntano invece su Umberto Sirico, che oggi guida i reparti speciali delle Fiamme gialle.
Ma c’è chi scommette che alla fine non la spunterà nessuno dei due. E già, in alternativa, circolano i nomi del generale Fabrizio Carrarini (attuale comandante del Nordovest), di Bruno Buratti (comandante dell’Italia centrale), di Carmine Lopez (Comandante dell’Italia Nordorientale) e di Fabrizio Cuneo (comandante dell’Italia centro settentrionale). Ovviamente i protagonisti del braccio di ferro smentiscono categoricamente qualsiasi frizione, da Crosetto a Giorgetti. Fonti del Mef spiegano che quello delle nomine è “un processo complesso, che vede il coinvolgimento di diversi soggetti e che sta andando avanti da tempo”.
E si dice anche che Giorgetti si sarebbe rivolto al Quirinale per consultarlo sul successore di Zafarana. Meloni non ha molto tempo, appena una manciata di giorni, per porre fine a uno spettacolo indecente.