Matteo Salvini ha dichiarato che riferirà in Parlamento sugli «episodi sconcertanti» che, secondo lui, minaccerebbero la rete ferroviaria italiana. Ma quali sarebbero questi fantomatici sabotaggi? Un lucchetto da bicicletta abbandonato su un cavo elettrico e un tentativo di forzare una cabina elettrica: due episodi che hanno già il sapore di un copione mal scritto, una sceneggiatura mal scritta per un filmetto poliziesco di serie b.
A Montagnana, in provincia di Padova, un tecnico di RFI ha segnalato il ritrovamento di un lucchetto appeso ai cavi del binario 2. Secondo le dichiarazioni ufficiali, l’oggetto avrebbe potuto causare danni se fosse entrato in contatto con un treno. La polizia ferroviaria è stata allertata e ha avviato un’indagine. A Roma, invece, presso la stazione Aurelia, è stato rilevato un tentativo di effrazione ai danni di una cabina elettrica, ma senza successo. Anche in questo caso è stata presentata una denuncia. Per Salvini, questi eventi rappresentano una strategia deliberata per destabilizzare il governo.
Sabotaggi o atti vandalici? La realtà dietro la propaganda
In realtà, i fatti raccontano una storia molto meno eclatante. Gli episodi descritti presentano caratteristiche già note: atti di vandalismo e tentativi di furto di rame, problemi che affliggono la rete ferroviaria da decenni e che nessuno ha mai scambiato per azioni di sabotaggio. Nonostante questo il ministro Salvini sceglie di confezionare una narrazione drammatica, evocando complotti che non trovano alcun riscontro nelle indagini in corso. È la distorsione della realtà perché comici con le opinioni.
Questo modus operandi non è una novità. Basti ricordare il blackout di ottobre alla stazione Termini di Roma, inizialmente attribuito a un errore umano, ma poi rivelatosi il risultato di guasti strutturali e mancate manutenzioni. Anche in quell’occasione Salvini aveva preferito non affrontare direttamente il dibattito parlamentare, inviando al suo posto il ministro per i Rapporti con il Parlamento. Non argomentare è ormai una prassi.
Nel frattempo, la situazione delle ferrovie italiane resta drammatica. Decenni di scarsi investimenti hanno lasciato una rete fragile e vulnerabile, mentre i cantieri finanziati con i fondi del Pnrr stanno causando ulteriori ritardi e disagi. Le opposizioni chiedono da mesi un piano concreto per affrontare la crisi, ma il ministro si limita a lanciare allarmi infondati e a puntare il dito contro nemici invisibili.
Oltre al ministro c’è la stampa amica. Surreale il paragone di questi episodi a una nuova versione «woke» delle Brigate Rosse. Un accostamento a dir poco ardito, ma che è funzionale alla strategia di distrazione: trasformare piccoli incidenti in minacce epocali per nascondere l’incapacità di risolvere i veri problemi. Vittimismo, ingigantismo, allarmismo: gli ingredienti delle portate di governo.
L’allarme di Salvini e la crisi delle ferrovie italiane
Le indagini, finora, non hanno trovato alcuna prova di un piano organizzato di sabotaggio. Gli episodi appaiono per quello che sono: atti isolati che mettono in luce le debolezze di un sistema infrastrutturale lasciato al proprio destino per troppo tempo. Nel frattempo, i pendolari continuano a subire ritardi e cancellazioni, mentre il ministro dei Trasporti preferisce agitare lo spettro dei complotti. I veri sabotatori, alla fine, non sono quelli con i lucchetti: sono l’abbandono e l’inefficienza che bloccano il Paese ogni giorno.
Domenica i capigruppo leghisti alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, hanno fatto esplicito riferimento a un complotto organizzato contro Matteo Salvini: “Non vorremmo che, fallito l’assalto giudiziario per il caso Open Arms, qualcuno cercasse di fermare Salvini organizzando una “rivolta sociale” con danneggiamenti e assalti alle ferrovie”. Siamo nella fantascienza.