Lo spreco in Ferrovie dello Stato viaggia ad alta velocità. Soprattutto se si tratta di bonus ai manager. Accade così che, tra un cavillo legale e una raccomandazione caduta nel vuoto, la società ha perso 3,5 milioni di euro erogati all’ing. Elio Cosimo Catania quando arrivò nel gruppo. Somma che nonostante sia stata bollata dagli inquirenti come dono indebito, non sarà più recuperata. Ricordiamo la vicenda. Nel 2004 Catania venne chiamato da Berlusconi a guidare le Ferrovie. Per accettare l’ingegnere abbandonò l’Ibm, dove era Ad, e per questo fu ricompensato dalle FS con quello che in gergo viene chiamato bonus entry, un incentivo in sostanza. Un premio da 3,5 milioni.
STAGIONE FALLIMENTARE
La sua fu però una gestione travagliata, conclusasi nel 2006 quando cedette il posto a Mauro Moretti e passò all’ATM di Milano. Di quel bonus però si ricordò la Corte dei Conti. Per gli inquirenti contabili quella somma era stata uno sperpero di denaro pubblico, un regalo a danno delle FS e nulla più. Roberto Pessi e Francesco Forlenza, nella veste di componenti del comitato compensi che il 31 maggio 2004 aveva riconosciuto quella somma a Catania, e quest’ultimo per aver accettato, vennero mandati a giudizio. Ai tre venne chiesto di risarcire i 3,5 milioni, specificando che quel denaro era stato dato senza neppure avere l’espressa autorizzazione del Tesoro, azionista di riferimento, e che non poteva reggere la tesi di Ferrovie sulla compensazione per Catania delle somme perse lasciando la IBM, in quanto dall’esame delle dichiarazioni dei redditi non emergeva alcuna perdita.
GIUSTIZIA LENTA
Un cavillo legale, però, si trova sempre. E i tre hanno sostenuto che non era la magistratura contabile competente a decidere. Chiamati ad arbitro gli ermellini, la Cassazione a sezioni unite, lo scorso anno, ha chiarito che effettivamente la competenza è del giudice ordinario e la Procura contabile non ha potuto far altro che sollecitare i vertici delle Ferrovie affinché aprissero a quel punto una causa civile, un’azione di responsabilità verso Catania, Forlenza e Pessi per recuperare l’ingente somma. Ma i richiami dei magistrati non hanno fatto breccia tra i vertici delle FS e i termini per avviare un contenzioso civile sono scaduti. La Corte dei Conti ha così dichiarato il giudizio estinto, insieme alla speranza di recuperare i tre milioni e mezzo.