Toccherà alla procura delineare i contorni dell’ennesimo scandalo targato Lega di Ferrara, che al momento è chiuso in un fascicolo rubricato con le ipotesi di reato di minacce aggravate. “Naomo, guardati alle spalle perché noi ci siamo”. “Lodi, preparati che farai una brutta fine”. “Ora tocca a te. Attento al buio, te e famiglia”.
Questi i toni delle lettere anonime, alcune accompagnate da proiettili di pistola e carabina, che da due mesi venivano recapitate all’indirizzo del controverso vicesindaco leghista della città emiliana Nicola Lodi, detto “Naomo” (nella foto), soprannominato anche lo “sceriffo” per il pugno duro con gli immigrati – note a Ferrara le sue performance mentre rincorre gli extracomunitari con un megafono in mano nei quartieri della spaccio – che aveva deciso di rivolgersi alla polizia senza però rendere pubbliche le minacce di cui era vittima.
Ora, però, la vicenda è diventata di pubblico dominio grazie a uno sviluppo decisamente inatteso: la Digos ha infatti trovato il presunto responsabile e si tratterebbe nientedimeno che una compagna di partito, la consigliera comunale della Lega Rossella Arquà che in seguito alla perquisizione del suo appartamento, venerdì ha rassegnato le dimissioni, dal consiglio e dal partito, di cui era anche diventata nei mesi scorsi anche responsabile organizzativa.
Una vicenda che in ogni caso porta con sé molti dubbi e stranezze, visto che tra consigliera e vicesindaco non c’erano mai stati contrasti. Anzi, lo “sceriffo” era la persona alla quale Arquà doveva tutto dal punto di vista politico e per il quale si prodigava in ogni momento della giornata, tanto da fare da babysitter a suo figlio fino a pochi giorni fa.
Lo stesso Lodi ha rotto il silenzio scrivendo ieri un post su Facebook in cui esprime tutta la sua amarezza: “Ho passato due mesi non facili, una vicenda che mi ha fatto capire che la fiducia nelle persone viene tradita con una leggerezza assurda. Ricevere gravi minacce alla mia persona e soprattutto alla mia famiglia mi ha messo a dura prova ancora una volta, ci sono già passato tra lettere e minacce e so bene che il Nemico va combattuto a testa alta. Ho preferito rimanere in silenzio per permettere alla Questura di svolgere le indagini in totale serenità”. Oltre che di minacce aggravate, la ex consiglierà dovrà rispondere anche di procurato allarme e simulazione di reato (avrebbe spedito lettere anche a se stessa).