Che fosse un delitto poco chiaro, qualcuno lo aveva anche ipotizzato. Ma pochi avevano immaginato che dietro all’uccisione di Luca Sacchi, oltre ad una rapina finita in tragedia com’era chiaro che fosse, ci potesse essere anche l’ombra della droga. Eppure è proprio quanto emerso oggi, a seguito del fermo dei due presunti killer, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi accusati di omicidio volontario, rapina aggravata, detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo. Stando a quanto ricostruito dal pm Nadia Plastina, i due pusher stavano facendo la ronda nei dintorni del pub in cerca di clienti. Tra questi ci sarebbero stati alcuni “amici della vittima” e la coppia stessa.
Peccato che i due killer più che pensare alla vendita dello stupefacente, finivano per puntare lo zaino della fidanzata di Sacchi in cui c’erano “mazzette di soldi da 20 e 50 euro”. Decisi a fare il colpo gobbo, i criminali si allontanavano per poi tornare con “una revolver calibro 38 e una mazza da baseball”. Armati a dovere, si appostavano “all’uscita del John Cabot, si avvicinavano alla ragazza e Pirino la colpiva con una mazza alla nuca intimandole di consegnare lo zaino che le strappava una volta a terra”. Ma Sacchi interveniva a difesa della giovane dando il via ad un parapiglia. Vedendo che la situazione era sfuggita di mano, Del Grosso estraeva la pistola e, per difendere il collega, sparava “un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata e in direzione del capo” di Luca. Fatti per i quali i due ragazzi sono stati arrestati e messi sotto torchio dagli inquirenti ai quali, però, non hanno offerto alcuna confessione trincerandosi dietro a frequenti “non ricordo”.
Nonostante il sogno di diventare dei boss, i due assassini di strada ne dovevano fare ancora molta. E fortunatamente, come messo nero su bianco dai magistrati di piazzale Clodio nel decreto di fermo, non sono mancati i passi falsi. Tra questi c’è soprattutto il comportamento tenuto da Del Grosso nelle ore successive all’omicidio. Eh sì perché il ragazzo, a dir poco turbato, forse per distrarsi contattava la fidanzatina. “Il 23 ottobre scorso (giorno dell’omicidio) mi ha messaggiato chiedendomi di uscire per una passeggiata. Alle 23.15 era sotto casa mia” ha raccontato la ragazza ai magistrati.
Il ragazzo però non sembrava il solito e “durante l’uscita per diverse volte mi faceva fermare con la vettura per scendere a parlare con nostri conoscenti”. Un atteggiamento insolito che insospettiva la giovane: “Dopo ripetute richieste di spiegazioni, Valerio mi ha riferito che mentre era in compagnia di Pirino (l’altro fermato, ndr) questo aveva dato una bastonata ad una persona. Ma non aveva specificato nulla di più” così “alle 3 chiedevo a Valerio di essere accompagnata a casa, ma lui mi ha chiesto di andare a passare la notte con lui”. Capendo che qualcosa di grave fosse successo, la fidanzata faceva sostanzialmente buon viso a cattivo gioco. Ma “il giorno dopo accortosi dei titoli dei giornali”, la ragazza tornava ad incalzarlo e a quel punto il ventenne crollava: “lo stesso mi riferiva che aveva sparato in testa ad una persona”.