Emiliano Fenu, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Finanze alla Camera, qual è il suo giudizio sulla tassa sugli extraprofitti delle banche?
“Non c’è ancora il testo disponibile, solo da ieri circolano indiscrezioni su alcune bozze. La prima considerazione è che su una materia così delicata è bene, se si deve fare un annuncio, farlo quando le regole sono scritte e chiare. Invece Salvini ha fatto un annuncio roboante in conferenza stampa per scopi elettorali, senza alcun elemento di dettaglio. Tra l’altro si sono creati problemi inutilmente perché in serata una nota del Mef ha indicato paletti ben precisi e stringenti, tali da far sì che la tassa sarà una presa in giro. Pensiamo al paletto dello 0,1% dell’attivo della banca, come limite massimo della tassa. Questo significa al massimo 3,2 miliardi. Un importo ipotetico massimo, ma ci saranno variazioni, e tante banche pagheranno meno del valore massimo, quindi è molto probabile che la stima di gettito sarà attorno ai 2 miliardi. Si è fatto clamore, anche con un po’ di danni, per non ottenere neanche il risultato positivo che noi proponiamo da mesi con una proposta di legge specifica e con vari emendamenti presentati nei provvedimenti economici, sinora sempre respinti dalla maggioranza”.
C’è stata, a suo giudizio, improvvisazione da parte del governo ed è stato sbagliato il metodo?
“C’è improvvisazione da parte di Salvini, forse si vede soccombere rispetto a Meloni e Fdi e tenta di ricavare visibilità da temi che dovrebbero essere trattati con maggiore serietà. Peraltro, via via che emergono i dettagli nella norma, ci rendiamo conto che gli annunci non corrispondono alla realtà. Apprezziamo che il governo abbia deciso di accogliere la proposta che portiamo avanti da mesi, ma la fretta, l’improvvisazione, la ricerca spasmodica di visibilità forse in vista di una campagna elettorale europea che vedrà nel centrodestra tutti contro tutti, hanno fatto omettere alcuni elementi della norma che ne fanno un chiaro pannicello caldo. Oltre alla probabile esiguità delle risorse che se ne ricaveranno, emerge che queste poche risorse non andranno ad aiutare le famiglie che hanno già un mutuo in corso a tasso variabile e che hanno visto le rate aumentare anche del 70%. A loro non andrà nemmeno un euro di sostegno. Le risorse andranno ad incrementare un fondo già esistente che dà garanzie a chi vuole accendere un nuovo mutuo”.
Il governo prima si è rifiutato di applicare la tassa sugli extraprofitti e poi l’ha introdotta: è un segnale di difficoltà in vista della legge di Bilancio dell’autunno?
“Finora la politica economica portata avanti dal governo è consistita nel taglio di qualsiasi misura finalizzata alla crescita, come il Superbonus, come Transizione 4.0 o quelle che hanno sostenuto i consumi, a partire dal Reddito di cittadinanza. Ora si rendono conto che le cose fatte finora ci stanno portando dritti verso la recessione, con il Pil che vede un segno meno dopo due anni di forte crescita. Questo si traduce in minor gettito per lo Stato e il governo, in vista della legge di Bilancio, è alla ricerca disperata di risorse. In questo caso lo fa con un contributo necessario, ma sicuramente molto esiguo. Un contributo straordinario da parte delle banche deve essere credibile e adeguato agli extraprofitti conseguiti e si deve estendere anche ad altri settori come quello delle armi o della farmaceutica. Peraltro la tassa è calcolata sulla differenza tra i tassi applicati ai crediti concessi ai clienti e quelli applicati sui depositi a favore dei clienti, notoriamente molto più bassi. Un comportamento che scarica il maggiore onere sui clienti deve essere sanzionato”.