di Clemente Pistilli
Le donne prendono botte, troppo spesso finiscono uccise, ma scelgono il più delle volte di subire in silenzio e andare avanti accanto a quelli che diventano i loro aguzzini. Il perché ce lo spiega una 35enne pontina, che chiameremo Lucia, finita per l’ennesima volta in ospedale dopo essere stata aggredita dall’uomo a cui, dopo sedici anni di matrimonio, ha avuto la forza di dire addio. Lucia vive in un piccolo centro della provincia di Latina, ha due figli, si è sposata a diciotto anni e quello che racconta è un lungo elenco di violenze fisiche e psicologiche, iniziate la prima notte di nozze con un bicchiere lanciato contro di lei dal marito mentre contavano le buste con i regali in denaro ricevuti, andate avanti quando all’ottavo mese di gravidanza è stata scaraventata giù da una scalinata e ha rischiato di perdere la sua bambina e culminate domenica scorsa, con un pestaggio mentre cercava di riportare a casa il figlio che le è stato affidato. “Non l’ho lasciato prima – ci racconta Lucia – perché gli volevo comunque bene, avevo paura di affrontare il mondo da sola e di non riuscire a garantire con il mio lavoro precario un futuro ai miei figli. L’avevo denunciato due volte e poi, confidando nelle sue promesse, avevo ritirato le denunce. Ora voglio giustizia”.